Gli euroscettici britannici si lanciano alla difesa dell’euro. E proprio il premier David Cameron, il più antieuropeista dei leader politici del Regno, decide di fermare la caduta libera dell’Irlanda. Il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha annunciato stamattina un pacchetto di 7 miliardi di sterline come regalo di Natale per Dublino. Un prestito diretto che dovrà prima o poi essere restituito e che si pone al di fuori del salvataggio di Ue e Fondo Monetario Internazionale. Come Paese non aderente all’euro, l’Inghilterra non era obbligata ad aprire il portafogli. Ma il ministro dell’Economia spiega ai contribuenti che il gesto “è nell’interesse nazionale”, visto che l’Irlanda è il maggior partner commerciale di Londra.
Ma la decisione ha subito alimentato una rivolta. Sia tra i deputati conservatori che tra gli esperti di economia e finanza. Per non parlare dei cittadini. Ogni famiglia dovrà sborsare 300 sterline per aiutare i vicini irlandesi. Una somma rilevante in un periodo di austerità, di tagli alla spesa pubblica e ai posti di lavoro. “L’Irlanda è entrata nell’euro perché lo voleva e ora è compito della Banca Centrale Europea farsi carico di questi problemi”, ha spiegato al Daily Telegraph il parlamentare conservatore John Redwood, presidente del gruppo per le politiche sulla competitività. Ancora più drastico il Tory Douglas Carswell: “Se vogliamo proprio salvare l’Irlanda dovremmo tirarla fuori dall’euro, non aiutarla a rimanerci. Gli elettori che ci hanno votato perché abbiamo promesso una linea più dura nei confronti della Ue saranno molto delusi”.
Secondo la prestigiosa think-tank Adam Smith, il governo di Londra avrebbe fatto un “pessimo affare” concedendo il prestito. L’istituto sostiene che Osborne abbia messo al primo posto l’eurozona invece dell’interesse del proprio Paese. “Questa offerta è una presa in giro e una beffa nei confronti dei contribuenti inglesi colpiti dai tagli del governo”, critica Sam Bowman, direttore di Adam Smith.
La relazione tra Irlanda e Inghilterra è sempre stata di amore-odio. Dublino ha fatto di tutto per differenziarsi da Londra, dopo l’indipendenza ottenuta nel 1922. Ed è anche per questo che ha scelto di adottare l’euro. Ma i due Paesi sono partner commerciali strettissimi. Osborne sa bene che questi 7 miliardi non sono beneficenza. L’eventuale bancarotta di Dublino avrebbe un impatto enorme sull’economia inglese. Solo la Royal Bank of Scotland e la Lloyds bank (entrambe parzialmente statali) sono esposte alle intemperie irlandesi per 80 miliardi di sterline. Se gli istituti di credito della Tigre Celtica crollassero l’export del Regno Unito e persino la sterlina ne risentirebbero. Per questo il ministro ha sottolineato che si tratta di un aiuto una tantum. Probabilmente per la Spagna e il Portogallo (considerate le due prossime nazioni a rischio) Londra non si darebbe così da fare.
Ma gli elettori capiranno la trama di interessi commerciali che sta dietro al prestito milionario? Difficilmente. Agli occhi degli inglesi l’Irlanda è in profonda crisi politica e non riescono a capire per quale motivo si chieda loro di lavare i panni sporchi dei vicini. A rafforzare questa percezione stamani il partito dei Verdi, che fa parte della coalizione del governo di Dublino, ha chiesto di andare a elezioni anticipate già a gennaio. Il primo ministro Brian Cowen non gradisce. Ma gli irlandesi sono furiosi con la classe politica che ha atteso così tanto prima di ammettere di essere nei guai e accettare l’aiuto europeo. L’ancora di salvezza della Ue potrebbe ammontare a 80-90 miliardi di euro. Il resto dovrà farlo Dublino, varando un nuovo piano per risparmiare 15 miliardi nei prossimi quattro anni.
di Deborah Ameri