In Campania è di nuovo caos. Una missione inviata da Bruxelles rileva che nulla è stato fatto e il Capo dello Stato rende noto di non aver mai avuto il decreto emesso dal consiglio dei ministri. Intanto anche in Calabria esplode l'emergenza
A Napoli la situazione rifiuti è ferma a due anni fa. Lo dice la Ue, che ha inviato nella provincia campana una missione della direzione generale ambiente guidata da Pia Bucella. “I rifiuti sono per le strade, non c’è ancora un piano di trattamento e gestione della differenziata”. E lo dice la cronaca: impianti al collasso, raccolta inesistente, strade invase da tremila tonnellate di rifiuti, oltre ottomila nella provincia. Tanto da spingere il dipartimento di Igiene a lanciare l’allarme del rischio igienico-sanitario con possibili conseguenze per la salute dei cittadini. E l’emergenza si apre anche in Calabria.
La situazione peggiore rimane quella nel napoletano. Da quando il premier disse “risolveremo la questione in tre giorni” è ormai passato un mese, era il 28 ottobre. L’ennesima promessa tradita, come quella fatta due anni fa durante la campagna elettorale quando Silvio Berlusconi, con l’allora capo della protezione civile, Guido Bertolaso, addirittura si spinse a dire che tutto era stato risolto per il meglio. La monnezza campana fu uno dei pilastri della campagna elettorale del Cavaliere. Ma di reale, come ha sancito oggi la Ue, c’era solo l’emergenza, non la soluzione. Di fatto, hanno sancito i commissari, è come se nessuno avesse mai fatto niente per risolvere il problema. Eppure anche lo scorso marzo Berlusconi promise: in dieci giorni sarà tutto risolto. Anche allora, dunque, era solo una promessa.
Nulla è stato fatto, come ha confermato l’Unione Europea. Come se non bastasse anche il provvedimento adottato nella riunione del consiglio dei ministri di giovedì scorso, che doveva risolvere l’emergenza o almeno arginarla, appare solo uno spot governativo. Il Capo dello Stato, infatti, oggi ha diffuso una nota nella quale ha specificato di non aver mai ricevuto il testo del decreto legge. “La Presidenza della Repubblica – ha scritto Giorgio Napolitano – non ha ricevuto e non ha quindi potuto esaminare, né prima né dopo la riunione del consiglio dei Ministri di giovedì 18 novembre, il testo del decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione di termovalorizzatori in Campania, che sarebbe stato definito dal Governo. Il Capo dello Stato si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti del testo quando gli verrà trasmesso”.
Stella Bianchi, responsabile ambiente del Pd, ha gridato al “provvedimento fantasma”. Dopo i miracoli “il governo annuncia anche i decreti legge. Quattro giorni dopo il Consiglio dei ministri ancora non c’è traccia del testo del decreto per affrontare l’emergenza rifiuti in Campania, come testimoniato oggi dal presidente della Repubblica”. Secondo Bianchi il “governo è irresponsabile e completamente allo sbando, in preda a guerre di potere animate da interessi non dichiarabili, che continua a calpestare ogni regola istituzionale e di buon senso e a gettare discredito sul nostro paese”.
Nessun esponente del governo è al momento intervenuto sulla vicenda. Mentre la missione Ue ha concluso i rilievi:“Abbiamo parlato per tre ore della problematica relativa alla sentenza della Commissione europea del 4 marzo che ha condannato l’Italia per non aver realizzato una rete integrata di trattamento dei rifiuti in Campania per non aver avviato lo smaltimento del pregresso, le cosiddette ecoballe – ha aggiunto Pia Bucella – gli ispettori hanno però ribadito che questa volta non si accontenteranno solo della presentazione del piano ma vogliono che sia implementato”.
Ci vorranno tre anni, afferma il presidente della Regione Campania, Stefano Caldolo. “La cosa importante è trovare subito un’intesa e garantire procedure trasparenti ma, soprattutto, veloci perché abbiamo venti anni di ritardo e dobbiamo rispondere ai problemi”, ha detto Caldoro. Lo stesso Caldoro che ha partecipato a tutte le visite del premier in Campania. Dal primo consiglio dei ministri svoltosi proprio a Napoli il 21 maggio 2008. In campagna elettorale, infatti, il Cavaliere promise: “Se vinciamo faremo una riunione del Governo a Napoli e una a Malpensa”. All’aeroporto varesino ancora lo aspettano, a Napoli invece andò.
Il 21 maggio 2008 il Consiglio dei Ministri riunito a Napoli approva un decreto legge con cui si stabilisce la costruzione di quattro, anziché tre nuovi inceneritori, si individuano dieci siti in cui realizzare altrettante nuove discariche – che vengono contestualmente dichiarate zone di interesse strategico nazionale di competenza militare – e si prevedono sanzioni fino al commissariamento per i Comuni che non dovessero portare a regime la raccolta differenziata. Si prevede, inoltre, la cessazione dello stato di emergenza per il 31 dicembre 2009, nonchè la nomina a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’emergenza rifiuti del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, già commissario nel 2006-2007.
Considerate le difficoltà per uscire dall’emergenza il 6 novembre 2008 il Governo approva il decreto-legge contenente una serie di norme valevoli per i territori in stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, tra le quali la previsione dello specifico reato di abbandono di rifiuti pericolosi, speciali ovvero ingombranti, punito con la reclusione fino a cinque anni. Dopo l’apertura della contestata discarica di Chiaiano, avvenuta il 18 febbraio 2009 ed il cui esaurimento è previsto per l’ottobre 2011, il 26 marzo 2009, dopo l’ultimazione dei lavori, viene quindi avviata la fase di collaudo del termovalorizzatore di Acerra. Il 15 giugno viene poi aperta anche la discarica di Cava Sari a Terzigno, la cui capacità di 750.000 metri cubi, secondo le prime stime, avrebbe dovuto consentire lo sversamento di rifiuti fino all’estate del 2011, ma che, dati i conferimenti medi, si esaurirà prima del tempo previsto, tra gennaio e febbraio del 2011.
Nonostante la perdurante assenza di un compiuto ciclo integrato dei rifiuti, il 17 dicembre 2009 il Consiglio dei ministri approva un decreto legge con cui si stabilisce la cessazione dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario in Campania dal 31 dicembre 2009, come già previsto dal precedente decreto legge n. 90/2008, nonchè, accertato l’esito positivo del collaudo del termovalorizzatore di Acerra, la consegna dell’impianto al gestore, la società A2A. Ma nel concreto a nulla si è arrivati. Così in Campania ciclicamente si rinnova l’emergenza. Nel 2009, poi nel marzo 2010, ad aprile. Da settembre la situazione precipita di nuovo, con la popolazione in piazza e persino i sindaci della zona sul piede di guerra contro il governo. Tra scontri e nuove promesse si è arrivati a oggi, senza che nulla sia migliorato nel napoletano, come ha sancito la Ue: “Tutto come due anni fa”.
Nel frattempo l’emergenza rifiuti esplode anche in Calabria. Sono complessivamente un’ottantina i Comuni delle province di Catanzaro e Vibo Valentia che scaricano i loro rifiuti nell’impianto di selezione di Lamezia Terme che ha bloccato oggi i conferimenti perché pieno dopo la chiusura della discarica di Pianopoli sequestrata la scorsa settimana dalla Procura lametina. È quanto si è appreso dalla Daneco impianti, la società che gestisce sia l’impianto pubblico di selezione di Lamezia Terme, che la discarica privata di Pianopoli. I comuni potrebbero rischiare di dover sospendere la raccolta nei propri territori, così come ha già annunciato la Lamezia Multiservizi per i 27 comuni di propria competenza. “L’impianto di Lamezia – ha spiegato Giorgio Mancini, rappresentante Daneco impianti – dopo la selezione scaricava nella discarica di Pianopoli, ma essendo stata sequestrata, ciò non è più possibile. La società ha chiesto all’Ufficio del Commissario delegato per l’emergenza ambientale dove poter andare a scaricare il materiale e attendiamo di avere indicazioni”.
Video: così Berlusconi annunciava l’imminente fine dell’emergenza
Video 2: la Rete si prende gioco delle promesse di Berlusconi