Conoscete tutti la notizia, riportata da Beatrice Borromeo. Nel corso del suo quarto e ultimo show al Gran Teatro di Roma, Beppe Grillo avrebbe fatto una battuta su Saviano: ”Italiani! Aprite gli occhi: ‘Vieni via con’ me lo produce Endemol, e chi è Endemol? È Berlusconi. Il programma fa ascolti altissimi: quindi Berlusconi guadagna un sacco di soldi. Se aggiungiamo che Saviano non fa i nomi dei politici collusi, né in Lombardia né in Parlamento, è chiaro che poi il nano gode come un riccio”. Nessun fischio, nessun applauso. Un po’ di imbarazzo, doppiato da molte voci contro apparse sul sito di Grillo. Sulla Borromeo piovono migliaia di post, molti contro di lei.
Io condivido molte, davvero molte delle cose che sostiene Grillo. Ho rispetto per il suo lavoro e per quello che anima tanti italiani. Mi piace soprattutto l’idea di una partecipazione allargata alle questioni pubbliche, mi piace che Grillo non si candidi direttamente, mi piace che molti abbiano ritrovato il calore della partecipazione grazie a lui. Quello che non mi piace, è l’integralismo che produce foga e rabbia.
A me che sia Endemol a produrre “Vieni via con Me” non fa piacere. Non mi fece piacere neppure scoprire che Madre Teresa prendeva soldi anche dai mafiosi per i suoi ospedali, nonostante si capisse perché lo faceva (“Io devo salvare vite umane, dare consolazione ai moribondi. E’ più importante che chiedermi da dove viene il denaro che mi viene donato”). Se una società che produce armi volesse sponsorizzare qualcosa che faccio io, gli direi di no. Se una società che appartiene a un mafioso volesse organizzare qualcosa con me, gli direi di no.
Non mi fa piacere neppure che Saviano pubblichi con Mondadori, se devo essere onesto. Mondadori è un grande gruppo, ci lavora gente in gamba. La sua attività va rispettata, come i suoi addetti. Ha avuto il merito di pubblicare Saviano quando non era nessuno. Però oggi, in questa epoca, tutto passa in secondo piano, perché quell’impresa è di proprietà di qualcosa di più di un imprenditore, qualcosa di più di un personaggio discutibile. Se fossi amico di Saviano gli direi di cambiare editore. Mi sembra importante coniugare le idee alle scelte. Trovo che sia sempre importante farlo. Io, insieme a migliaia di autori italiani, sono felice di pubblicare i miei libri col gruppo GEMS, indipendente rispetto a politica e affari, fuori dall’ombrello berlusconiano. Così se i miei libri hanno successo guadagnano Mauri e Spagnol, gente che stimo, e non un altro, che non stimo affatto.
Io sono radicale in alcune mie scelte (non certo politicamente), in alcuni comportamenti, in alcuni pensieri. Tuttavia radicale non è integralista, radicale non è essere obnubilati dall’ira. Sono due cose diverse. Gli integralismi, le cupole, le religioni, le tuniche, i dogmi, li evito come la peste. Dove vedo che si parla con troppo livore del nemico, mi blocco, anche se l’avversario è lo stesso che ho io. La gente che ho conosciuto nel Movimento Cinquestelle mi è parsa dura, ma non integralista. Ecco perché mi è, generalmente, piaciuta.
Ecco perché quando Grillo dice (se l’ha detto) che Saviano “non fa i nomi” e di questo Berlusconi gode, provo sconcerto. Sembra che voglia aggiungere una critica ingiusta a un ragionamento corretto. Sembra accecato, non lucido. L’indignazione è una cosa seria, va indirizzata, dosata, e non deve produrre rabbia, che invece rende confusi. E’ il rischio che ho visto in Grillo fin dall’inizio: confondere l’indignazione con il furore.
Proprio a Saviano occorre fare questa critica? Proprio oggi, a lui che ha un coraggio da leone, un giovane intellettuale che si è compromesso nel modo più radicale? Mi dispiace, non sono d’accordo. Mi pare grave, perfino, che si dica una cosa del genere. Proprio nel giorno in cui Saviano recita una delle orazioni più importanti, quella sui rifiuti, aiutando il Paese a fare chiarezza sul Sud, colpevole, certo, ma anche martoriato, sfruttato, violato. Non condivido neppure la chiosa su Endemol, che ripeto, anche io stigmatizzo. E’ un ragionamento che ha matrici e conseguenze diverse. Cazzierei Saviano se fosse mio amico. Ma non offrirei oggi, in questo clima, ai nemici di Saviano, cioè i nemici del nostro Paese, uno spunto così ghiotto. Saviano va difeso, Saviano va ringraziato e difeso, senza fare casino. Ci sono momenti, ci sono figure, con cui occorre sapersi anche mettere a lato, non cercare necessariamente i riflettori.
Quel che ha detto Grillo (mi auguro involontariamente) è invece un modo per indebolire l’autore di “Gomorra”. Se fossi in Beppe Grillo ritratterei. Non c’è niente di male a dire “mi sono sbagliato, ho sbagliato il momento e la forma”. Lo fanno tutte le persone intelligenti. Intelligenti e non integraliste. Indignate ma non furenti.