Lord conservatore schiacciato dal peso delle sue parole. E da noi?
Lord Young, consigliere del premier David Cameron, è stato costretto a presentare le dimissioni dal suo incarico di revisore politico al seguito di pesanti dichiarazioni da lui rilasciate sulla favola della “cosiddetta crisi”. In un’intervista rilasciata al quotidiano Daily Telegraph, Lord Young ha dichiarato che, a conti fatti, i Britannici se la stanno passando decisamente bene durante la crisi.
“La maggioranza dei cittadini non se l’è mai passata così bene dall’inizio di questa cosiddetta recessione”, ha detto Young al Telegraph. Nella sua intervista, ha liquidato i circa 100 mila posti di lavoro che andranno persi ogni anno nel settore pubblico come un semplice “margine di errore”, da leggersi in un contesto di una forza lavoro di 30 milioni di persone. Coloro che si lamentano dei profondi tagli alla spesa varati dal governo, ha aggiunto, sono solo “persone che credono di avere il diritto di essere aiutate dallo stato”.
L’ex ministro del commercio e dell’industria ha inoltre dichiarato che, tra qualche anno, quando le cose saranno più stabili, la gente ripenserà alla recessione e “si chiederà che cos’era tutta questa futile preoccupazione”. Le dichiarazioni del revisore conservatore hanno subito suscitato aspre polemiche dall’opposizione laburista, che ha chiesto a gran voce le sue dimissioni.
“Le sue affermazioni sono scandalose,” ha commentato il leader laburista Ed Milliband. “Molte persone che sono in difficoltà in tutto il Paese per le conseguenze della recessione, e le conseguenze dei tagli alla spesa, si sentiranno profondamente insultate da queste parole.”
Non appena i commenti di Lord Young sono state resi pubblici – seguiti da proteste arrivate a tutti i principali media dai cittadini – l’incauto oratore ha fatto subito marcia indietro, scusandosi pubblicamente per le sue “offensive” parole. Perfino David Cameron, in visita nelle zone della Cornovaglia colpite dal maltempo, non ha mostrato supporto per il suo uomo. “Non parla a nome del governo, e credo che parlerà decisamente meno in futuro,” ha commentato.
Pochi giorni dopo, Lord Young ha presentato le dimissioni dal suo incarico governativo. A fronte dei pesanti tagli pianificati dal governo è diventato fondamentale, per la retorica conservatrice, andare coi piedi di piombo quando si parla pubblicamente della crisi e della delicata situazione dei cittadini. Secondo i commentatori politici, isolare Young dopo quello che ha detto è stato necessario per non alienare l’opinione pubblica contro la coalizione. Il governo Cameron sta lavorando molto per togliersi di dosso l’immagine austera e lontana dalla gente retaggio dei tempi Tatcheriani – compito reso ancora più arduo dalla situazione di instabilità economica che, anche in Gran Bretagna, bussa sempre più forte alle porte delle case.
Fa pensare, soprattutto rispetto a quanto accade in Italia, che un paio di frasi del genere abbiano causato una tale rivolta politica, arrivando addirittura a portare alle dimissioni di chi le ha pronunciate. Quando si dice che il Regno Unito ci dà filo da torcere in molti campi, non si sta facendo sterile polemica, né retorica. Ciò che rende questo Paese così profondamente diverso dal nostro è il peso che ancora ha la responsabilità politica dei suoi governanti e la bilancia su cui viene pesato ogni gesto, ogni parola.
L’opinione pubblica britannica si scandalizza ancora. Non c’è bisogno di arrivare a parlare di collusioni tra mafia e stato, né della domus di Pompei crollata sotto il peso della malagestione per far scattare nei cittadini un senso di profondo scandalo, di rivolta. La classe politica britannica ha la consapevolezza di essere ancora responsabile di fronte al sentimento della gente, di fronte al loro malessere e alle loro opinioni.
Questo senso di responsabilità che in Italia si perde ogni volta che si dice che “la crisi non esiste”; ogni volta che Padoa-Schioppa sprona i “bamboccioni” a togliere il culo dal divano e cercarsi un lavoro. Ogni volta che il premier Berlusconi dice che bisognerebbe “chiudere la bocca ai catastrofisti”.
Ogni volta che una di queste frasi viene pronunciata da un uomo politico italiano, quell’abisso che c’è tra governo e cittadini si allarga inesorabilmente di un passo finché, un giorno, né governo né cittadini sapranno più nulla l’uno dell’altro.
Di Davide Ghilotti