Nel libro del Papa in uscita oggi il pontefice esclude categoricamente l'omosessualità tra i preti, fatto che toglierebbe senso al celibato. Per l'Arcigay umilia chi subisce discriminazioni giustificandole
L’omosessualità è “una grande prova” di fronte alla quale una persona può trovarsi, ma “non per questo diviene moralmente giusta”. “Non è conciliabile con il ministero sacerdotale, perché altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso”. Dopo le anticipazioni che hanno già fatto molto discutere – in particolare quella in cui il Papa ammette “in singoli casi” l’uso del profilattico – altri passaggi del libro-intervista di Benedetto XVI, “Luce del mondo”, scritto col giornalista tedesco Peter Seewald e presentato oggi nella sala stampa vaticana, toccano i temi nel rapporto tra la Chiesa cattolica e la società di oggi.
Nel capitolo 14, ad esempio, il Papa rimarca che l’omosessualità “rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto”. Sottolineando poi che essa è inconciliabile con l’essere sacerdoti, il Papa avverte che “la scelta dei candidati al sacerdozio deve perciò essere molto accurata. Bisogna usare molta attenzione – spiega – affinché non si introduca una simile confusione e alla fine il celibato dei preti non venga identificato con la tendenza all’omosessualità”.
Nel libro, in 18 capitoli e oltre 90 risposte ad altrettante domande, il Pontefice tocca molti temi, tra cui in maniera molto ampia lo scandalo della pedofilia, per il quale ammonisce che è il momento di recuperare “il diritto e la necessità della pena”, dopo che a partire dagli anni Sessanta era emersa la “convinzione” che la Chiesa “non dovesse punire”. Ammette anche i “ritardi” del Vaticano nell’affrontare il caso del fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, “un falso profeta che ha condotto una vita immorale e contorta”: una questione, dice, affrontata “solo con molta lentezza e con grande ritardo”, anche perché in qualche modo era molto ben coperta”.
“Le parole del Papa sull’omosessualità umiliano milioni di vite che quotidianamente fanno i conti, in tutto il mondo, con l’oltraggio della discriminazione”, afferma Paolo Patané, presidente di Arcigay. Patané afferma che il Ratzinger, “tacendo colpevolmente sulle persecuzioni di cui le persone lgbt sono vittime in tutto il mondo, finisce per armare la mano dell’omofobo, offrendo una giustificazione a chi discrimina e resuscita l’odio verso il diverso, rendendosi corresponsabile di omicidi, arresti e violenze”. Il presidente di Arcigay ricorda che “il Vaticano si è fieramente opposto alla moratoria Onu sulla depenalizzazione dell’omosessualità in tutto il mondo” e contrattacca: “Quanto al divieto di sacerdozio ai gay, sarebbe piuttosto più utile aprire un dibattito sull’eliminazione di ogni privilegio e dei fondi alla chiesa cattolica”.
“Ventiquattro anni fa, in una pastorale, Ratzinger, in qualità di prefetto del Santo Uffizio, definì ‘disordinate’ le persone omosessuali – afferma Franco Grillini, responsabile diritti civili dell’Italia dei Valori. Pensavamo che da allora il Papa e il Vaticano avessero cambiato idea e si fossero accorti della trasformazione della società e della sua modernizzazione. Ci siamo sbagliati. Oggi si è passati, addirittura, al medievale ‘contro natura’” anche se – precisa Grillini, l’omosessualità “esiste in natura, e qualsiasi naturalista lo sa bene. L’unica cosa che è veramente contro natura è l’incapacità di accettare la diversità che rappresenta un grande e positivo fattore umano”.