Al parlamento europeo la relazione di Ivo Belet, popolare belga, da dove emerge un ritratto indiretto della nostra Rai, da sempre piegata ai voleri della politica
Indipendenza del servizio pubblico radio-televisivo. Oggi se ne occuperà il parlamento eurepeo. “Nei paesi dove il controllo è più forte, le emittenti del servizio pubblico soffrono il problema di una politicizzazione e pressioni crescenti, di modelli di finanziamento inadeguati e di una perdita di reputazione”. Fotografia perfetta della Rai, quella che emerge dalla relazione di Ivo Belet, deputato belga popolare, che oggi passerà al vaglio del Parlamento europeo di Strasburgo.
Si tratta di un testo non legislativo, ma che esprimerà la posizione ufficiale del Parlamento europeo sulla delicata questione del servizio pubblico. Nella relazione si legge a chiare lettere l’importanza democratica e informativa di un sistema radiotelevisivo libero e indipendente sia dal potere politico che dai potentati economici. Insomma, “Via la politica dal servizio pubblico”. Un invito che sembra diretto espressamente alla Radiotelevisione Italiana, da sempre parcellizzata tra partiti e correnti varie. A partire dal CdA, diviso come una torta tra Pdl, Pd, Lega e Udc, scendendo giù giù fino all’ultima poltroncina televisiva. Una situazione che diventa paradossale quando addirittura le stesse reti televisive Rai sono costrette a farsi la guerra per obbedire al Direttore e alla corrente di riferimento. Si pensi al caso Vieni via con me di Fabio Fazio e Roberto Saviano andata in onda dopo uno slalom tra mille difficoltà e grazie alla partecipazione gratuita di alcuni ospiti illustri. Oppure alle intercettazioni del Trani gate, dove il capo del Governo e il direttore Generale Rai discutevano di far chiudere per sempre Annozero.
Adesso a occuparsi dell’indipendenza del servizio radio televisivo pubblico in Europa non sono né Sonia Alfano né Luigi de Magistris, che un paio di settimane fa hanno trasmesso proprio al Parlamento europeo le intercettazioni del Trani gate, ma un deputato belga di destra, Ivo Belet. Nella sua risoluzione viene ribadita “la valenza eccezionale del servizio pubblico nella tutela e nella promozione delle libertà fondamentali e della democrazia, inclusa la coesione sociale “. Secondo Belet “le emittenti pubbliche di alcuni Stati si trovano ad affrontare problemi fondamentali che minacciano la loro stessa esistenza sotto un duplice profilo, finanziario e politico”. Già la fondazione Open Society Institute con il report “Television Across Europe, More Channels, Less Independence” del 2008 aveva lanciato l’allarme sullo stato del servizio pubblico in Europa. Infatti, oltre che in Italia, anche ad Est (Romania e Bulgaria) ci sono gravi problemi d’influenza della politica nell’informazione pubblica. Un pessimo esempio per quei Paesi, come Turchia, Croazia e Serbia, che ambiscono ad entrare nell’Ue e nei quali i problemi alla libertà di informazione non mancano di certo.
Alla relazione Belet voterà sì David Sassoli, ex giornalista Rai e adesso presidente della delegazione Pd nel gruppo socialista al Parlamento europeo. “Un servizio pubblico indipendente, forte e vitale è fondamentale per un’informazione corretta”. Quindi prosegue: “L’Italia purtroppo è fuori gioco, soprattutto dopo la legge Gasparri che ha fatto entrare il Governo nella Rai”. Sassoli va oltre e denuncia “il disegno premeditato che da anni penalizza il servizio pubblico italiano indebolendolo piano piano a vantaggio esclusivo dei suoi competitori. Ad esempio la Rai, già dalle casse vuote, dovrà a breve affrontare decine di cause civili per le epurazioni ingiustificate ai danni di giornalisti sgraditi”. Qual è la soluzione? Sassoli non ha dubbi: “Una riforma del meccanismo di selezione del CdA della Rai che ne garantisca l’indipendenza dei vertici come avviene in Gran Bretagna con la BBC”. Diverso il parere di Barbara Matera, giovanissima (29 anni) eurodeputata del Pdl. Anche lei vanta un passato in Rai: nel 2001 come valletta nella trasmissione «Chiambretti c’è» su Rai 2 e come annunciatrice dal 2003 al 2007 su Rai 1. “Non mi sorprende la parcellizzazione politica della Rai perché, appunto, fatta dai politici. E poi della Rai serbo un ricordo meraviglioso: tutta brava gente, dalle truccatrici agli alti dirigenti”. Insomma viva la Rai che, come precisa la Matera, “da lavoro a tante persone”. La relazione Belet chiude affermando che “i mezzi d’informazione costituiscono il quarto pilastro della democrazia”. La parola passa agli eurodeputati.