Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese ha bisogno di una precisa road map scandita da fasi ed impegni concreti da rispettare. Non c’è più tempo per tavoli di discussione estenuanti e buoni propositi. Il 2011 è alle porte e la Fiat si appresta a lasciare lo stabilimento, quindi bisogna passare ai fatti.
Due i passaggi fondamentali su cui riversare massimo impegno e attenzione: l’implementazione dell’area industriale per adeguarla ai migliori standard infrastrutturali e logistici e la selezione della nuova impresa che rileverà l’impianto. Il primo è guidato dalla Regione il secondo dal governo nazionale.
Proprio qualche giorno fa ho partecipato ad un incontro all’assessorato regionale alle Attività produttive in cui si è data un’accelerazione al piano di rilancio dell’area. La Regione Siciliana, infatti, ha stanziato 150 milioni di euro per realizzare le opere necessarie a rendere la zona industriale appetibile: collegamento stradale e ferroviario, messa in sicurezza e drenaggio del porto. L’elenco completo e dettagliato dei lavori e dei relativi costi verrà definito entro il prossimo 10 dicembre.
Allo stesso tempo il governo nazionale ha annunciato che entro il 30 novembre presenterà la short list delle proposte.
Il 30 novembre e il 10 dicembre, quindi, sono due date fondamentali entro le quali si deciderà il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Bisogna evitare, come è successo da quando la Fiat ha deciso di chiudere l’impianto, che le scadenze non vengano rispettate e che ad ogni tavolo si posticipino le decisioni da prendere.
Di certo c’è un rischio da scongiurare ed è lo stesso per il quale ci troviamo in questa situazione. La Fiat, che per decenni ha goduto di enormi finanziamenti pubblici, oggi è l’unica casa automobilistica nel mondo a chiudere un suo stabilimento nel proprio Paese. Una grave responsabilità dell’esecutivo, incapace di dettare le condizioni anche quando aveva il coltello dalla parte del manico con la concessione degli incentivi. In tutti i Paesi industrializzati i governi hanno saputo gestire la crisi e rilanciare il settore senza perdere un solo impianto. Obama ha convinto la stessa Fiat ad investire negli Usa e salvare la Chrisler. In Italia, invece, non solo non è stato fatto nulla, ma addirittura scopriamo che l’azienda torinese sta spostando le sue produzioni in Serbia.
Dobbiamo, quindi, evitare il pericolo che le imprese interessate a rilevare lo stabilimento siano più attratte dalle risorse messe a disposizione dalla Regione (350 milioni in tutto) e dal governo nazionale (100 milioni) che da una vera prospettiva industriale.
E non è vera la propaganda costruita ad hoc per giustificare la chiusura, secondo la quale lo stabilimento di Termini Imerese è improduttivo e sconveniente. Esso si trova nel cuore del Mediterraneo, dove si prevede nei prossimi anni uno sviluppo delle economie e dei mercati dei Paesi nordafricani. L’area industriale è dotata di tutte le infrastrutture di trasporto: autostrada, ferrovia, porto. I prodotti, quindi, possono viaggiare su gomma, treno e nave.
Termini ha tutti i requisiti per diventare un grande polo produttivo e un crocevia nevralgico per il traffico delle merci. La Sicilia e il Mezzogiorno non possono permettersi di perdere una realtà così importante e dalle enormi potenzialità.
Giuseppe Lumia
Senatore
Economia & Lobby - 27 Novembre 2010
Il futuro dell’industria dell’auto in Sicilia
Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese ha bisogno di una precisa road map scandita da fasi ed impegni concreti da rispettare. Non c’è più tempo per tavoli di discussione estenuanti e buoni propositi. Il 2011 è alle porte e la Fiat si appresta a lasciare lo stabilimento, quindi bisogna passare ai fatti.
Due i passaggi fondamentali su cui riversare massimo impegno e attenzione: l’implementazione dell’area industriale per adeguarla ai migliori standard infrastrutturali e logistici e la selezione della nuova impresa che rileverà l’impianto. Il primo è guidato dalla Regione il secondo dal governo nazionale.
Proprio qualche giorno fa ho partecipato ad un incontro all’assessorato regionale alle Attività produttive in cui si è data un’accelerazione al piano di rilancio dell’area. La Regione Siciliana, infatti, ha stanziato 150 milioni di euro per realizzare le opere necessarie a rendere la zona industriale appetibile: collegamento stradale e ferroviario, messa in sicurezza e drenaggio del porto. L’elenco completo e dettagliato dei lavori e dei relativi costi verrà definito entro il prossimo 10 dicembre.
Allo stesso tempo il governo nazionale ha annunciato che entro il 30 novembre presenterà la short list delle proposte.
Il 30 novembre e il 10 dicembre, quindi, sono due date fondamentali entro le quali si deciderà il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Bisogna evitare, come è successo da quando la Fiat ha deciso di chiudere l’impianto, che le scadenze non vengano rispettate e che ad ogni tavolo si posticipino le decisioni da prendere.
Di certo c’è un rischio da scongiurare ed è lo stesso per il quale ci troviamo in questa situazione. La Fiat, che per decenni ha goduto di enormi finanziamenti pubblici, oggi è l’unica casa automobilistica nel mondo a chiudere un suo stabilimento nel proprio Paese. Una grave responsabilità dell’esecutivo, incapace di dettare le condizioni anche quando aveva il coltello dalla parte del manico con la concessione degli incentivi. In tutti i Paesi industrializzati i governi hanno saputo gestire la crisi e rilanciare il settore senza perdere un solo impianto. Obama ha convinto la stessa Fiat ad investire negli Usa e salvare la Chrisler. In Italia, invece, non solo non è stato fatto nulla, ma addirittura scopriamo che l’azienda torinese sta spostando le sue produzioni in Serbia.
Dobbiamo, quindi, evitare il pericolo che le imprese interessate a rilevare lo stabilimento siano più attratte dalle risorse messe a disposizione dalla Regione (350 milioni in tutto) e dal governo nazionale (100 milioni) che da una vera prospettiva industriale.
E non è vera la propaganda costruita ad hoc per giustificare la chiusura, secondo la quale lo stabilimento di Termini Imerese è improduttivo e sconveniente. Esso si trova nel cuore del Mediterraneo, dove si prevede nei prossimi anni uno sviluppo delle economie e dei mercati dei Paesi nordafricani. L’area industriale è dotata di tutte le infrastrutture di trasporto: autostrada, ferrovia, porto. I prodotti, quindi, possono viaggiare su gomma, treno e nave.
Termini ha tutti i requisiti per diventare un grande polo produttivo e un crocevia nevralgico per il traffico delle merci. La Sicilia e il Mezzogiorno non possono permettersi di perdere una realtà così importante e dalle enormi potenzialità.
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Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.