La più vasta fuga di notizie della storia del giornalismo è riuscita grazie alla complicità di Lady GaGa e di un’innocua chiavetta usb lunga mezzo pollice. Il racconto di come abbia fatto Wikileaks a entrare in possesso di oltre 250.000 documenti classificati della diplomazia Usa, potrebbe diventare un film di spionaggio o un libro di John le Carré. Tutto inizia sette mesi fa, racconta il Guardian di Londra, che insieme ad altri quotidiani ha pubblicato in anteprima le rivelazioni. In una base militare americana appena fuori Baghdad l’analista di intelligence Bradley Manning, 23 anni, è nauseato dall’arroganza degli Stati Uniti e dai soprusi cui ogni giorno i civili iracheni sono sottoposti. Gli viene un’idea. Come gli altri soldati anche lui ha accesso a Siprnet, l’intranet del dipartimento della Difesa americano in cui vengono convogliate le informazioni diplomatiche e militari. Violarlo e rubarne i segreti è stato un gioco da ragazzi, spiega Manning in chat a un amico hacker: “Mi sono avvicinato al computer con un cd di Lady GaGa, ho cancellato la musica e scritto un file compresso. Nessuno ha sospettato nulla. Mentre facevo finta di ascoltare e cantare Telephone (una delle hit di Lady GaGa, ndr) ho scaricato quella che verosimilmente è la più grande sottrazione di dati riservati della storia americana”.
Manning è soddisfatto. Ma parla troppo. All’amico Adrian Lamo racconta: “A Hillary Clinton verrà un infarto il giorno che si sveglierà e vedrà che l’intero archivio della diplomazia è disponibile online per il pubblico”. E’ stato proprio Lamo a denunciarlo. Oggi il 23enne Robin Hood della rete è prigioniero in isolamento e affronterà la corte marziale il prossimo anno. Dopo aver trasferito i file diplomatici su una chiavetta usb li ha girati a Wikileaks, i paladini della libertà di informazione, per dirla con le sue stesse parole. Insieme ai dossier delle cancellerie di mezzo mondo c’erano anche il video dell’elicottero Usa dal quale si sparava sui civili (reso noto lo scorso aprile) e i documenti sulle guerre in Afghanistan e Iraq. Il sito di Julian Assange ha deciso di rendere pubbliche queste testimonianze esplosive poco alla volta.
Il giornalista del Guardian Nick Davies è riuscito tramite sue fonti a contattare Assange e a concludere un accordo per avere i file e pubblicarli in contemporanea con New York Times, El Pais, Le Monde e Der Spiegel. Da mesi una squadra di reporter investigativi, esperti di diplomazia e di gergo militare lavoravano sui 250.000 cablogrammi, per interpretarli e renderli comprensibili al pubblico. Un’operazione segretissima e perfettamente riuscita, visto che fino a ieri sera nessuno era riuscito a sapere nulla del contenuto dei file. A dare una mano al Guardian c’era anche Heather Brooke, nota attivista britannica per la libertà di stampa, che ha ottenuto una copia dei file tramite un’altra fonte.
Ora ci si interroga sulla sicurezza di Siprnet. Come è stato possibile rubare i documenti con tanta facilità? Innanzitutto l’intranet, che dovrebbe essere altamente confidenziale, è accessibile da oltre 3 milioni di persone, tra militari, personale delle ambasciate americane nel mondo e del dipartimento della Difesa. Chi lo usa deve essere costantemente davanti al pc. Non può allontanarsi dalla postazione se prima non esce dall’applicazione. E la password viene cambiata ogni 150 giorni. In pratica però tutti questi livelli di sicurezza sono stati ammorbiditi per permettere un accesso più semplice al programma. Il sistema di allarme, che avvisava se un dispositivo estraneo veniva inserito nel pc (per esempio una chiave usb), è stato fatalmente sospeso per il personale militare in Iraq perché molti ufficiali si erano lamentati della sua inutilità.
Deborah Ameri