Negli Stati Uniti, in politica, le chiamano Kinsley gaffe da quando il giornalista Michael Kinsley ha spiegato che “una gaffe è quando un politico dice la verità“, cioè quando si lascia sfuggire ciò che realmente pensa ma non dice normalmente in pubblico perché teme potrebbe non essere conveniente.
I commenti “confidenziali” dei diplomatici americani sui capi di stato stranieri pubblicati ieri da Wikileakes sono diventati automaticamente altrettante Kinsley gaffe.
Nel caso particolare dell’Italia e del suo presidente del Consiglio c’è tuttavia l’aggravante della recidiva.
Al vertice del G8 del luglio 2008, in Giappone, la Casa Bianca aveva infatti distribuito ai giornalisti americani al seguito di Bush una cartella, un ‘press kit’, contenente le biografie dei partecipanti. Il presidente del Consiglio italiano vi veniva descritto come il leader controverso di un paese corrotto, “un dilettante in politica che ha conquistato la sua importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui media nazionali“.
Per rimediare, il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto, aveva inviato una lettera di scuse, specificando che i sentimenti espressi nella biografia non rappresentavano le vedute del presidente Bush, del governo americano e degli americani e che, al contrario, il presidente aveva per il premier Berlusconi e per tutti gli italiani la più alta stima e riguardo.
Ieri, finalmente, gli italiani ne hanno avuto conferma quando Wikileaks ha pubblicato l’espressione dell’alta stima e riguardo dell’incaricato d’affari dell’ambasciata Usa a Roma, Elizabeth Dibble per il presidente Berlusconi, definito “incapace, vanitoso e inefficace come moderno leader europeo“.