“Buttiamo a mare i preti (con macina d’asino al collo).” “La pedochiesa.” “Vorrei i preti giudicati a Norimberga.”
Così recitava un commento a un mio precedente post su dei politici che in una chiesa di Monaco avevano ruttato e bestemmiato.
Non voglio replicare a queste affermazioni, ma soltanto prenderne spunto perché credo che la generalizzazione sia il nemico che tutti noi dovremmo combattere. Ogni violenta e volgare generalizzazione legittima ciascuno di noi a sostenere le teorie più assurde e pericolose: “Tutti gli extracomunitari sono delinquenti e sfaticati”, “Tutti gli zingari rubano”, “Tutti i preti sono pedofili”, “Tutti i meridionali sono mafiosi”, “Tutti gli studenti che in questi giorni protestano, lo fanno perché non hanno voglia di studiare”.
E’ incivile e ingiusta ogni generalizzazione.
Esiste la responsabilità individuale.
“Perché – mi diceva un amico romeno – io devo portare avanti una battaglia non mia? Io non rappresento la totalità dei romeni in Italia. Io rappresento solo me stesso e non i romeni delinquenti. Io vado valutato solo per ciò che faccio o non faccio io.”
Non mi interessa prendere le parti della Chiesa, ma è certo che ogni comunità di persone ha nella propria storia infiniti elenchi di nefandezze. Non per questo riteniamo tutti i tedeschi nazisti e tutti gli italiani fascisti e tutti gli arabi attentatori. O almeno, io non lo ritengo.
Così anche la Chiesa cristiana ha una storia piena di orrori: dall’Inquisizione al rogo di Savonarola e a tanto altro fino alle Ss di Dio in periodo nazista, ma è anche vero che della Chiesa hanno fatto parte anche tanti preti e pastori finiti nei lager nazisti per essersi opposti al regime hitleriano. Ed è anche vero che oggi ci sono preti come don Gallo e come lui tanti altri, che non possono essere inclusi in un generico disprezzo per “i preti”.
Ripeto, non è della Chiesa che mi interessa parlare, ma di ogni generalizzazione. Il generalizzare porta sempre ad un’assoluta mancanza di rispetto. Quel rispetto che tutti noi chiediamo e per cui davvero tutti dovremmo combattere. Si può e si deve essere duri nel prendere posizione e, al tempo stesso, portare avanti il nostro principio di rispetto. Se il rispetto dell’altro da me è un principio fondante della mia vita, non è perché qualcuno lo trasgredisce che smetto anch’io di rispettare.
Dobbiamo provare a considerare la generalizzazione e la mancanza di rispetto nei confronti di un essere umano o di una comunità di persone come un oltraggio alla nostra stessa persona. Se continueremo a ragionare per generalizzazioni, a turno, anche noi ne saremo vittime. L’unica alternativa alla barbarie è il rispetto.