La religione è una forza del bene o del male? Ne hanno parlato a Toronto, in Canada, di fronte a 2700 spettatori paganti Tony Blair e Christopher Hitchens, in un lungo dibattito che può essere visualizzato su You Tube.
L’ex premier britannico, ora conferenziere di professione, ma soprattutto convertito al cattolicesimo più famoso del mondo, ha più volte dichiarato come la fede abbia guidato le sue scelte politiche, anche quelle particolarmente controverse della guerra in Iraq. Hitchens, scrittore e saggista, è conosciuto al contrario per essere uno dei più feroci polemisti antireligiosi del globo, di cui sono note dichiarazioni quali: “La religione è il vero pericolo alla sopravvivenza della civiltà”. Il match si prospettava interessante.
E certamente lo è stato. L’autore di God is not great (Twelve Books 2007) – in chemioterapia dopo che lo scorso luglio gli è stato diagnosticato un cancro all’esofago – ha sferrato un duro colpo definendo Dio una sorta di Corea del Nord, che dispensa regole irrazionali, conculca la libertà e semina il terrore. Blair ha replicato menzionando la forza della fede, che porta tanti uomini a compiere straordinari atti di carità.
Solo su due punti i contendenti hanno concordato. Totalmente su quella che entrambi hanno definito la “liberazione dell’Iraq”. E parzialmente, quando Hitchens ha concesso come, senza il concetto della trascendenza, “non siamo altro che primati”. Ragion per cui, ha aggiunto, è importante apprezzarne la raffinatezza.
Senza scomodare secoli di riflessione filosofica sulle origini ed il significato della natura e del mondo, la posizione di Hitchens si inserisce in un recente revival della scienza all’assalto della religione. Radicale l’attacco del genetista Richard Dawkins ne L’illusione di Dio (Mondadori 2007), non meno pugnace anche se più sfaccettato quello del filosofo Daniel C. Dennett in Rompere l’incantesimo (Cortina 2007), a cui è seguito, in Italia, il bel saggio di Girotto, Pievani e Vallortigara Nati per credere (Codice 2008).
Ma anche lasciando stare la questione “scienza e filosofia vs Dio”, convinto che il dialogo, per quanto sempre positivo, non smuove nessuno in poco tempo da convinzioni ben radicate, provo solo ad avanzare una modesta domanda. Posto che Blair ha il diritto di esprimere qualsiasi opinione, soprattutto ora che non ricopre incarichi istituzionali, siamo sicuri possa essere lui il campione della religione? O non finisce piuttosto per diventare l’emblema di una compromissione secolare tra fede e potere che non giova – lo dico da laico – nemmeno un po’ alla causa che vuole sostenere?