Mondo

Assange, su di lui mandato di cattura internazionale. Ricercato in 188 paesi

L'avviso rosso è stato spiccato dall'INterpol su richiesta della Svezia dove il fondatore di Wikileaks è accusato di stupro nei confronti di due ragazze. oche ore fa, i legali del 39enne australiano hanno presentato ricorso alla Corte suprema

Mandato d’arresto internazionale per Assange. In codice: avviso rosso. A spiccarlo è stata l’Interpol su richiesta della Svezia. La notizia è stata anche confermata poco dopo la mezzanotte alla France Presse da un portavoce dell’organizzazione internazionale di polizia. La “richiesta di arresto ai fini dell’estradizione” era stata ricevuta il 20 novembre, inviata dalla Svezia. Gli “avvisi rossi” vanno ai 188 paesi che aderiscono all’Interpol, tra cui la Gran Bretagna, dove si ritiene risieda il 39enne australiano. Poche ore fa, gli avvocati di Julian Assange hanno presentato un ricorso alla Corte Suprema di Stoccolma contro il mandato d’arresto. La Corte suprema svedese dovrebbe pronunciarsi presto, al massimo per l’inizio della prossima settimana, hanno fatto sapere fonti del tribunale.

Il 18 novembre, la giustizia svedese aveva emesso un mandato di cattura per Assange, che voleva interrogare, “sulla base di ragionevoli sospetti di stupro, aggressione sessuale e coercizione”. I fatti contestati risalirebbero allo scorso agosto. Assange aveva fatto ricorso, ma il mandato era stato confermato da una corte d’appello. Proprio ieri i suoi legali avevano portato l’appello alla Corte suprema di Stoccolma. L’indagine nasce da due incontri avuti con altrettante donne durante la sua visita in agosto in Svezia, dove l’ex avvocato aveva intenzione di far richiesta di residenza, con l’obiettivo di avere la tutela delle leggi svedesi sulla libertà di stampa per il suo sito Wikileaks. Secondo informazioni emerse in Svezia, le donne avrebbero raccontato che gli incontri sessuali, iniziati come consensuali, si erano trasformati in violenza. Assange ha respinto le accuse, lasciando intendere che le denunce sono il risultato di una campagna di fango orchestrata dagli Usa contro Wikileaks.

“Ho chiesto al tribunale di arrestare Assange, sospettato di stupro, molestie sessuali e coercizione nei confronti di due donne durante la scorsa estate”, aveva annunciato il 18 novembre scorso il procuratore svedese Marianne Ny. “Lo voglio interrogare, e fino a oggi non ci siamo riusciti”, ha proseguito il magistrato, preannunciando che Assange sarebbe stato ricercato anche all’estero attraverso l’Interpol. In caso di incriminazione, e successiva condanna, l’australiano rischia un minimo di due anni di reclusione.

Sulla questione per la prima volta è intervenuta anche la mamma di Assange, che si è detta angosciata per il mandato di arresto spiccato dalla magistratura svedese e fatto proprio dall’Interpol. Christine Assange, che abita in Queensland dove dirige un teatro di burattini, ha detto alla radio nazionale Abc di essere molto preoccupata per il figlio, che non vuole che sia inseguito e imprigionato. “E’ mio figlio e lo amo. Reagisco come farebbe ogni madre. Sono angosciata”. E ancora: “Molte cose sono state scritte su di me e su Julian che non sono vere”. Assange è nato a Townsville in Queensland e ha fatto perdere la sue tracce da quando Wikileaks ha cominciato a pubblicare i documenti segreti del Dipartimento di Stato Usa.

Nel frattempo, il presidente ecuadoriano Rafael Correa ieri sera ha negato che il suo governo sia disposto a dare asilo politico all’attivista australiano, come aveva invece annunciato il suo vicecancelliere Kintto Lucas. “La dichiarazione di Lucas è stata a titolo personale: non ha avuto l’autorizzazione del cancelliere né del presidente”, ha detto Correa ai media locali. Dei circa 250.000 nuovi documenti in mano a Wikileaks, sarebbero 1.600 quelli relativi all’Ecuador, che però non sono ancora stati resi pubblici dal sito web.