Il segretario di Stato Usa ha definito il presidente del Consiglio "un buon amico". Eppure durante il conflitto Russia-Georgia il dipartimento Usa era preoccupato per la vicinanza del governo italiano a Vladimir Putin
Le vie della diplomazia sono straordinariamente complicate. E così, mentre i cablogrammi del Dipartimento americano raccontano di una crescente preoccupazione nell’operato del governo Berlusconi soprattutto per le sue spericolate relazioni con Vladimir Putin, questa mattina il segretario di Stato Usa Hillary Clinton lancia messaggi di distensione nei confronti del nostro paese. Insomma, il gioco è chiaro: ed è quello del bastone e della carota. Oggi è il tempo della carota. In fondo, l’Italia resta un paese strategico per gli Stati Uniti. Tanto basta perché si getti acqua sul fuoco dello scandalo provocato dai documenti pubblicati da Wikileaks.
E così la Clinton può dire: “Non abbiamo amico migliore di Silvio Berlusconi”. E lo fa durante l’ incontro con il premier italiano, a margine del vertice dell’Ocse in Kazakistan. Anzi prosegue sottolineando l'”impegno generoso” dell’Italia in Afghanistan. E ancora: “Berlusconi ha sempre sostenuto con la stessa coerenza le amministrazioni Clinton (Bill), Bush e Obama”.
Bene così, dunque. Eppure i cablogrammi, pubblicati oggi dal Corriere della Sera, con classificazione “riservata” firmati dall’amabasciatore americano a Roma raccontano ben altro scenario. Siamo ai primi giorni d’agosto del 2008 e il conflitto tra Georgia e Russia è appena iniziato. Fin da subito le manovre diplomatiche si fanno frenetiche per bloccare quello che fin da subito sembra un piano della Russia “per cambiare i confini di uno stato attraverso una pulizia etnica”. A dirlo è il presidente georgiano Saakasvill.
“Gli italiani non ci aiuteranno per una dichiarazione nel Consiglio del Nord Atlantico”, scrive preoccupato l’ambasciatore Ronald P. Spogli. Non è il solo. Qualche giorno prima da Praga parte un altro documento “riservato”. Si dava conto degli sforzi diplomatici in Ossezia. “Il ministro degli Esteri ceco Karel Schwarzenberg è certo che occorra inviare un messaggio di fermezza alla Russia, e sta contattando i suoi colleghi per riuscire a usare un linguaggio il più duro possibile. Secondo il ministero ceco, l’intervento dell’Usg United States Government, il governo Usa presso Francia, Italia in particolare visti gli stretti legami del premier Berlusconi con la Russia e la Germania sarebbe utile”.
In quel periodo, il nostro governo parla molto. Il 13 agosto il ministro degli Esteri Frattini in una nota evidenzia “l’impegno, oltre che suo personale, del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, su richiesta dei partner internazionali, ha svolto un significativo ruolo di facilitatore, anche in virtù dei suoi rapporti personali con il primo Ministro russo Putin. Un impegno tradottosi in ripetuti contatti fino al momento dei colloqui di Mosca e Tiblisi”. Il 21 agosto tocca direttamente a Berlusconi: “Grazie a dio il mio amico Putin mi ha ascoltato, altrimenti col cavalo che i carri armati russi si sarebbero fermati a 15 chilomteri da Tiblisi. Abbiamo evitato un inutile bagno di sangue”
Eppure il giorno di ferragosto, Spogli invia l’ennesimo cablogramma. “Come inizialmente previsto nei primi giorni del governo Berlusconi, la stretta relazione del governo italiano con la Russia potrebbe presto diventare un punto di frizione nei rapporti tra Stati Uniti e Italia, quanto al resto vicini. I vertici del governo italiano, in particolare il ministro degli Esteri Frattini, si sono spinti molto avanti nell’insistere che la comunità transatlantica e l’Unione Europea dovrebbero affrontare la crisi tra Georgia e Russia con “senso di equilibrio” …. Nella migliore delle ipotesi, l’Italia eviterà di pronunciare dichiarazioni forti o di fare pressioni sulla Russia. Nella peggiore, l’Italia potrebbe lavorare per distruggere la determinazione degli altri alleati nelle sedi internazionali, incluse la Nato e l’Unione Europea. … Abbiamo preso contatti con il governo italiano ai più alti livelli per suggerire che l’Italia debba prendere una posizione di principio, basata su fatti obiettivi. Inoltre, abbiamo chiarito che l’atteggiamento favorevole suscitato dal nuovo governo Berlusconi nei suoi primi mesi di attività potrebbe scomparire se la sua credibilità su questa questione venisse meno”. La cosa preoccupa non poco, anche perché, fa notare il diplomatico americano “visto il periodo delle vacanze estive in Italia, molti dei nostri interlocutori chiave in Parlamento e nel ministero degli Esteri non sono raggiungibili”.
Insomma in quell’estate Washington non è per nulla contenta dell’operato del nostro paese. Insoddisfazione che viene recapiatata direttamente a Gianni Letta definito “il maggior consigliere del presidente del Consiglio”. Eppure oggi Hillary Clinton racconta un’altra storia. “Berlusconi ha garantito in Afghanistan un sostegno generoso, ha lavorato in Europa con Sarkozy per la stabilizzazione della Georgia”.
Nuovi cablogrammi del Dipartimento americano riguardano anche il presidente francese Nicolas Sarkozy dipinto come “visceralmente proamericano”, “imprevedibile”, persino “comico”. Tutto sta nelle carte diffuse da Wikileaks, che la Francia condanna anche oggi per il tramite del ministro degli Affari Esteri Miche’le Alliot-Marie, la quale a radio Europe 1 parla di pubblicazione “totalmente irresponsabile”. Nella notte scorsa, infatti, molti di essi sono stati pubblicati da quotidiani, tra cui il celebre Le Monde che ha descritto Sarkozy come il presidente francese “più proamericano dalla Seconda guerra mondiale a questa parte”, a tal punto da aver progettato nel 2006, prima della sua elezione, l’invio di truppe francesi in Iraq come parte di una “forza internazionale”. Inoltre, in un documento del 2009, l’ambasciatore statunitense a Parigi, Charles Rivkin, parla di Sarkozy come di un “brillante pragmatico, impaziente, non diplomatico, imprevedibile, affascinante, innovativo”, per il quale i rapporti personali “hanno impatto” sulle relazioni politiche. Altre puntualizzazioni riguardano il suo “cattivo carattere”: il presidente viene descritto a volte come “frenetico”, “impulsivo”, “autoritario” o “suscettibile”.