Dopo sedici anni di Silvio Berlusconi sulla scena politica italiana, gli scandali di Noemi Letizia e Patrizia D’Addario, il regista e giornalista Franco Fracassi ha realizzato il documentario “Le dame e il Cavaliere”. Il film di Fracassi sta alla “mignottocrazia” di Paolo Guzzanti come Videocracy sta alla tv italiana. Si può guardare online su onthedocks, ha 20mila fan su facebook e nelle 110 presentazioni realizzate da febbraio a oggi ha venduto più di 5.000 copie.
El Paìs gli ha dedicato una pagina intera, approderà in Germania, Austria, Inghilterra, Olanda e Svezia e su 13 tv internazionali inclusa Al Jazeera. Ma in Italia non lo vedremo al cinema. “Molti distributori hanno paura di schierarsi acquistandolo, nonostante sia un buon prodotto, scaricato 30mila volte da emule. Ma il timore del rischio prevale sulle leggi del mercato in Italia”, spiega Fracassi. Il motivo è semplice: il film è un’inchiesta sulla concezione del Cavaliere del corpo delle donne, sugli incontri di Palazzo Grazioli e le frequentazioni del premier. E ancora, a catena, sulle minacce subite da Patrizia D’Addario, il controllo totalitario delle foto che riguardano il premier di Alfonso Signorini e la macchina del fango innescata per screditare L’Espresso mentre indagava sulle vicende sessuali. Elementi che aprono uno squarcio ben più inquietante del solito dibattito sulla liceità morale dei comportamenti del premier: nella pellicola si parla di ricatti, di un sistema fondato sulla menzogna, della promozione della bellezza e della conoscenza diretta di Berlusconi come criterio selettivo per la classe dirigente. In sintesi: lo svuotamento della democrazia.
Il progetto, dice Paolo Guzzanti nel film, è quello di costruire un “Parlamento di soubrette” o “yes-man”, che devono solo alzare la mano per il Capo senza pensare. A testimoniarlo anche Marcello Vernola, l’ex eurodeputato che secondo Denis Verdini doveva avere “le poppe” per essere ricandidato. “Durante le proiezioni del film abbiamo confermato i nostri sospetti: non si sapeva nulla della vicenda D’Addario oltre il gossip. Rivolgevamo tre domande agli spettatori: perché la donna fosse andata a Palazzo Grazioli, avesse registrato e poi denunciato tutto. La verità raccontata nel documentario è che “dopo la notte col premier la sua casa è stata svaligiata, ed è stata mandata fuori strada con la macchina. Ha rischiato grosso e per questo ha deciso di raccontare”, puntualizza Fracassi che nel film raccoglie la testimonianza di Paolo Altamura, il giornalista di Oggi a cui la escort confessò di volere denunciare pubblicamente perché si sentiva a rischio. “E’ chiaro che esista una vittima e un carnefice in questa vicenda”, aggiunge il regista.“La sinistra avrebbe dovuto puntare su questo, e invece alle presentazioni del film, invitati del Pd o di Sel ci hanno spesso detto di non accanirci sul premier, ma di parlare della condizione della donna. Altrimenti Berlusconi sarebbe diventato il martire. Una forma di snobismo intrisa di maschilismo”, puntualizza Fracassi.
E sulla diffusione delle minacce per garantire il silenzio sulle vicende del premier, il film presenta due casi. Il primo riguarda Domenico Cozzolino, ex (finto) fidanzato di Noemi Letizia prestato per i servizi delle riviste patinate e poi scomparso dalle cronache. Intervistato da Fracassi, racconta di avere ricevuto intimidazioni e di essere stato puntualmente scaricato in corrispondenza delle Europee. “Nell’intervista ci fa capire di essersi comportato per bene, di non avere offeso nessuno. Poi, a telecamere spente, ha detto di essere il nipote di Raffaele Cutolo, che è il marito di sua nonna”, confida Fracassi. Una trama oscura che si dipana tra Casoria e il sistema di controllo dell’informazione pilotato da Alfonso Signorini, direttore di Chi e Sorrisi e canzoni Tv.
E’ lui il giornalista più potente d’Italia, come spiegano nel film Candida Morvillo, direttore di Novella 2000, e Fabrizio Corona. “Sul suo tavolo passano tutte le foto di gossip che riguardano Berlusconi. Lui non le pubblica e le tiene in cassaforte. Non conosco la genesi del suo rapporto con premier, ma lo salva ogni volta”, conferma Fracassi. A dar manforte a Signorini, anche la corazzata de Il Giornale che agisce senza pietà nei casi di lesa maestà: “Hanno provato prima a incastrare Marco Lillo e Claudio Pappaianni con Laura Drzewicka, ex Grande Fratello nove, che si era finta ragazza di Palazzo Grazioli, poi con Gino Flaminio, l’ex fidanzato di Noemi Letizia. Lui aveva già venduto il servizio a Novella2000 ma due cronisti de Il Giornale lo hanno filmato mentre gli lasciavano 500 euro “per il disturbo”. Due montature, entrambe registrate al ristorante La Scialuppa di Napoli, e condotte da Gabriele Parpiglia, giornalista di Chi. Quindi Signorini e Il Giornale erano in tandem”. A questo si aggiunge Noemi Letizia, che il Cavaliere chiamava sul cellulare e che ha conosciuto tramite il book di Emilio Fede per diventare meteorina. Nessuna conoscenza pregressa con la famiglia di lei, il rapporto era diretto tra la ninfa e Papi, come ha confermato Gino Flaminio. Fracassi ha cercato la controreplica di Noemi e non solo: Barbara Matera, Alfonso Signorini o Mara Carfagna. Silenzio, specificato dal Ministro delle Pari Opportunità: “Parlo di tutto, ma non di Berlusconi”.