I nuovi documenti pubblicati da Assange coinvolgono il nostro Paese. Ruguardano pressioni diplomatiche del governo del Cavaliere per una reazione morbida nei confronti di Vladimir Putin
Di nuovo l’asse Russia-Italia nei cablogrammi del dipartimento americano resi noti da Wikileaks. Questa volta al centro c’è la guerra tra Georgia e Russia, ma soprattutto le pressioni di Berlusconi per favorire una reazione morbida nei confronit dell’amico Putin. A rivelarlo è oggi il Corriere della Sera. Siamo nell’agosto del 2008 quando inizia il conflitto. La Georgia attacca Tskhinvall, capitale della regione separatista dell’Ossezia del sud. La Russia reagisce invadendo il territorio.
In questo scenario bellico si incanala la grande preoccupazione degli Stati Uniti per la posizione dell’Italia. I cablogrammi classificati come “confidenziali” portano la firma dell’amabasciatore americano a Roma Ronald P. Spogli. Sono diversi. E in tutti si segnala il forte timore che “gli italiani non ci aiuteranno per una dichiarazione nel Consiglio del Nord Atlantico”. I dubbi rimbalzano anche dall’ambasciata di Praga. “Il ministro degli Esteri ceco Karel Schwarzenberg – si legge nel cable scritto dalla consigliera Martina Strong – è certo che occorra inviare un messaggio di fermezza alla Russia, e sta contattando i suoi colleghi per riuscire a usare un linguaggio il più duro possibile. Secondo il ministero ceco, l’intervento dell’Usg United States Government, il governo Usa presso Francia, Italia in particolare visti gli stretti legami del premier Berlusconi con la Russia e la Germania sarebbe utile”.
Sempre da documenti di Wikileaks emergono i timori per la possibilità che materiale nucleare in possesso del Pakistan potesse finire in mano ai terroristi. Da un cablogramma inviato nel 2009 da un alto funzionario britannico, si apprende che Londra nutriva “profonde preoccupazioni circa la sicurezza delle armi nucleari in possesso del Pakistan”. Analoghi timori vengono espressi dall’allora ambasciatore americano, Anne Patterson. Immediate le rassicurazioni di Islamabad: il portavoce del ministero degli Esteri pakistano, Abdul Basit, ha parlato di preoccupazioni “fuori luogo e un po’ di maniera”. Finora, ha osservato, “non vi e’ stato alcun incidente legato al nostro materiale fissile e questo dimostra che i controlli sono accurati”.
Nei file rilanciati dal Guardian si legge che nel 2007 il Pakistan accetto’ “in linea di principio” di rimuovere uranio altamente arricchito da un reattore nucleare, impegno poi disatteso per la forte opposizione interna. Lunedì Islamabad aveva precisato che l’uranio non fu rimosso perché le sue misure di sicurezza erano adeguate per prevenire qualsiasi rischio. In un altro messaggio, l’ambasciatore Patterson esprime scetticismo sulla volonta’ di Islamabad di recidere i legami con i gruppi estremisti: “Non c’e’ alcuna possibilita’ che venga meno il sostegno a questi gruppi, che sono considerati un pezzo importante del proprio apparato di sicurezza contro l’India”. Nel febbraio del 2010, l’ambasciatore Usa definiva il governo del presidente Asif Ali Zardari “debole, inefficace e corrotto”.