Nei giorni precedenti il “giovedì dei tetti” e il successivo “martedì da leoni” degli studenti italiani mi era capitato di discutere con alcuni militanti dei precari e dei collettivi studenteschi e di osservare con loro che i soliti cortei e le occupazioni così come erano non avrebbero portato a niente. Neanche ad ottenere l’attenzione dei mass media, che ormai è praticamente l’unico metro di misura dell’esistenza e dell’efficacia del conflitto sociale, in tutti i campi. Non credo di essere stato un cattivo o buon maestro nel suggerire di andare almeno sui tetti. Dimostrando una grande determinazione gli studenti sono andati oltre i tetti, persino sulle autostrade, quasi “alla francese”.
Dal punto di vista dei risultati hanno fatto “quasi goal” e hanno comunque creato una polarizzazione enorme. Ma – e qui è il punto di questo post – il risultato più straordinario è stato quello di potersi rappresentare come studenti pur essendo così pochi. Non parlo di una minoranza di sinistra rispetto a una presunta maggioranza che invece silenziosa e sgobbona preferirebbe la riforma Gelmini. Parlo di decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di iscritti all’università che non sostengono affatto il governo ma che sono individualisti, privi del senso di responsabilità e di solidarietà, privi persino del gusto di partecipare alla storia (alla Storia, si potrebbe anche dire).
Due anni fa, con l’Onda, c’era mediamente più partecipazione. Perchè? Chi oggi fa il movimento come potrebbe coinvolgere più studenti? Mi piacerebbe che a questo post rispondessero soprattutto studenti universitari e che spiegassero perchè non c’erano e se parteciperanno nei prossimi giorni, e in base a quali motivi o sentimenti sono presenti o assenti da queste lotte.