Non solo non si voterà la mozione su Bondi, ma neppure quella sul pluralismo informativo, così ha deciso l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, con il voto contrario dell’Idv e del Pd; Futuro e libertà, invece, ha condiviso il rinvio.

Tutto congelato in attesa del giorno fatale, quel 14 dicembre che potrebbe salutare la caduta di Berlusconi. Comprendiamo tutte le cautele dei finiani, ma non possiamo condividere questo rinvio. Non c’era e non c’è ragione alcuna per allontanare nel tempo il voto sulle mozioni. Non si può ridurre a tattica parlamentare, a schermaglia politica. Il ministro Bondi e il direttore generale della Rai, Masi, avrebbero meritato una discussione specifica e una sfiducia trasparente, fondata sulla oggettiva valutazione dei disastri da loro accumulati, e non amnistiabili neppure politicamente.

Non vi era ragione alcuna per rinviare la discussione e il voto non solo sul ministro Bondi, ma anche e soprattutto sulla Rai: in questo caso, per di più, la prima mozione di sfiducia era stata presentata proprio dalla pattuglia finiana.

La situazione, da quel momento, se possibile, è ulteriormente precipitata. I giornalisti, con un voto clamoroso, hanno bocciato Masi. Le altre organizzazioni sindacali, Cisl esclusa, hanno indetto una giornata di sciopero per il prossimo 10 dicembre. In queste ore è esplosa la vicenda di Dragomira e la notizia che la Rai avrebbe regalato un milione di euro alla signora Michelle Bonev, per non parlare della continua azione di molestia contro le trasmissioni di Fazio e di Saviano, di Santoro, della Gabanelli, di Floris. Siamo ormai in presenza di una degenerazione senza precedenti.

La mancata discussione, per l’ennesima volta, consegnerà il futuro della Rai alle volontà e ai capricci del governo e della politica. Se Berlusconi cadrà, Masi crollerà, in caso contrario tutto resterà fermo, sino a quando la Rai non farà la stessa fine dell’Alitalia.

Per questo la scelta del rinvio non ci è piaciuta, qualunque ne siano state le ragioni. Sarà bene non distrarsi perché anche se Berlusconi dovesse cadere, il berlusconismo trasversale potrebbe continuare a dominare nel settore dei media, allontanando nel tempo sia la risoluzione del conflitto di interessi, sia la liberazione delle autorità e della Rai dalla presenza e dal controllo delle forze politiche, tutte ovviamente. Questo tema, speriamo di sbagliarci, sta nuovamente scomparendo dall’orizzonte, come se la legge elettorale fosse l’unica emergenza nazionale prima di un eventuale voto, dimenticando che la competizione si svolgerebbe, per l’ennesima volta, in un clima truffaldino, in una sostanziale alterazione del libero esercizio del voto.

Tra i non distratti, e ci fa piacere ricordarlo, ci sono le ragazze e i ragazzi del popolo viola, che hanno convocato per domenica mattina a Roma, al teatro Vittoria di Testaccio, una grande assemblea popolare per favorire la nascita di un programma comune capace di unire forze sociali, sindacali, politiche, legate dal comune amore per la Costituzione e per la legalità repubblicana. Tra gli altri temi metteranno al centro proprio il conflitto di interessi, la libertà della rete, il no ad ogni forma di bavaglio e di censura, premessa indispensabile per realizzare una compiuta democrazia liberale, fondata sulla divisione dei poteri.

Non contenti hanno anche già convocato per il giorno 14 dicembre, il giorno fatale, davanti alla Camera dei deputati una manifestazione dal significativo titolo “Stappa il Tappo”. Sarà il caso di esserci, e se il tappo dovesse davvero saltare sarà bene vigilare, affinchè altri tappi non lo sostituiscano lasciando lo stesso pessimo vino nella bottiglia.

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