Sentenzia Solone, presidente del Consiglio di una piantagione di banane chiamata Italietta: “C’è una strategia per colpire l’Italia” e si riferisce ai documenti dell’ambasciata romana degli Usa che lo definiscono “vanitoso, incapace, festaiolo e affarista” e amico di campioni di democrazia come Gheddafi e Putin. L’ambasciata è stata molto tenera a non sbilanciarsi, ma il vuoto pieno di nulla, mentre visita Gheddafi sentenzia: “Complotto!” Poverino, ancora Bondi non gli ha detto che il nome in codice della strategia è “Berlusconi”, nome puramente di fantasia inventato dagli americani. Quando lo saprà chiamerà la Carfagna perché chiami la Mussolini che chiami la Santanché, facciano un consulto da vajasse come si definiscono nel partito dell’amore e diano garanzia che la femminilità austera e aggraziata siede davanti allo stratega. Nota del cerimoniere: la seduta è aperta.
Più cauta la reazione di Gianni Letta: “Se questi sono i costumi dell’epoca in cui viviamo c’è da restare atterriti e sconfortati” e il nobiluomo del papa prosegue imperterrito senza nemmeno accorgersi che gli manca la sintassi della logica e della morale: “La coincidenza ha voluto che questa cerimonia [la consegna dei premi Coni-Ussi, ndr] che ci invita a leggere cose belle, pulite, utili, avvenisse nel giorno in cui i giornali squadernano una quantità di presunti segreti che riguardano l’universo mondo e anche il nostro paese. Queste cose inducono allo sconforto e allo sconcerto perché se questi sono i costumi della vita politica c’è da essere atterriti”.
O è ubriaco o l’hanno drogato a Guantanamo e poi l’hanno rispedito al Coni: “Se questi sono i costumi in cui viviamo“, dice lui che apre e chiude le porte alle minorenni che entrano ed escono dalla cene pulite e signorili del capo bastardo e capo-puttaniere. Parla di costumi in cui viviamo, lui che ha fatto avere contratti a parentucci suoi anche all’Aquila; lui che è il fulcro di ogni nefandezza del governo, che firma ogni atto di governo e di corruzione, che è al centro della compravendita di senatori e deputati per mantenere la flebo al governo almeno fino al 15 di dicembre; lui che è peggio del suo padrone.
Al peggio non c’è fine. L’Osservatore Romano, il giornale del papa, in riferimento ai documenti pubblicati da WikiLeaks non ha altro da commentare che le seguenti nobili parole da conservare per un epitaffio tombale: le pubblicazioni non sembrano “in grado di modificare sostanzialmente i rapporti tra gli Usa e le diverse diplomazie mondiali”. Tutto qui. Nulla di nulla. E dire che si presenta come il giornale della verità, quello che pubblica l’enciclica sulla verità, quello cioè che peggio di un giornale pornografico dice solo menzogne. La menzogna non è dire la bugia, ma manipolare la verità così lievemente (v. l’avverbio di modo “sostanzialmente”) da impedire che sia riconosciuta. Non una parola sul giudizio americano sul presidente del consiglio: “Vanitoso, incapace, affarista e festaiolo”. Non una riflessione sulla figura che l’Italia fa coram mundo perché gli italioti hanno mandato al governo un pazzo malato che si gonfia da solo perché è il vuoto pneumatico per definizione. Ancora una volta, il messaggio che arriva dal Vaticano è: non infieriamo sul governo perché ci torna utile. Alla faccia della morale, alla peppa l’etica, all’inferno la verità. W il papa, W la banana repubblichina.
I documenti di Wikileaks dimostrano solo che la diplomazia è un bluff, una facciata dietro la quale si nasconde il nulla. Noi ridevamo dei palazzi di Ceausescu che avevano sontuose facciate di cartone e dietro il nulla, come in un set cinematografico; la diplomazia mondiale è peggio perché tutti lo sanno e tutti fanno finta di non saperlo, perché tutti recitano e mentono. Sotto il vestito niente. Sono questi qua che governano il mondo; costoro non sanno nemmeno dire apertamente quello che pensano e credono di potere governare con la finzione: sfido io che il mondo va in crisi, che l’economia va rotoli, che la disoccupazione aumenta a vista d’occhio, che il precariato è lo stato permanente di un coma civile, perché costoro passano il tempo a fare i “vanitosi e i finti seri”. E’ meglio mandarli nella monnezza di Napoli: tanto tonnellata più, tonnellata meno non fa differenza.