A Olkiluoto da cinque anni si costruisce un nuovo reattore nucleare, realizzato con la stessa tecnologia che l'Italia ha scelto per il ritorno all'atomo. I costi sono raddoppiati, tra intralci burocratici e problemi di sicurezza
Quattro anni di ritardo per un cantiere infinito, che, da simbolo del rilancio dell’industria nucleare nel mondo si è trasformato negli anni, fra imprevisti tecnici, aumenti di budget e polemiche, in un incubo per chi ha investito nel progetto. Dalla cattiva qualità del calcestruzzo utilizzato nelle fondamenta della centrale, che nel 2006 costò un anno di ritardo al cantiere, fino al richiamo da parte dell’autorità di sicurezza per i difetti di concezione degli apparati di controllo e sicurezza, mese dopo mese, Olkiluoto3 ha anche ingigantito i suoi costi, lievitati di quasi il 50%, con un importo totale per la costruzione stimato oggi a 5,9 miliardi di euro, contro i 3,2 inizialmente calcolati. Talmente un “affare” che nel 2009 Siemens annunciò addirittura di voler abbandonare il progetto. Sull’opera è ormai scontro aperto, con una procedura di arbitrato davanti alla Camera internazionale di commercio di Parigi e richieste miliardarie di risarcimento danni, fra il colosso del nucleare francese Areva che ha progettato l’impianto, e il committente finlandese TVO. “Per quanto ci riguarda, non ci sono ritardi rispetto all’ultima previsione di 86 mesi per la costruzione” ha dichiarato venerdì sera la portavoce del gruppo Areva, che attribuisce all’iter burocratico finlandese la responsabilità della lentezza del cantiere.
Ma non è solo in Finlandia che la costruzione del nuovo reattore incontra problemi. A Flamanville, cittadina della Normandia dove nascerà il primo Epr francese lo spettro di Olkiluoto minaccia il cantiere gestito da Edf: iniziata nel 2007, la costruzione del reattore conta oggi già due anni di ritardo, con una fattura che ha già raggiunto quota 5 miliardi contro i 3,3 inizialmente previsti. E anche in questa centrale, a cui Enel partecipa con il 12.5%, non sono mancati intoppi, dal circuito di raffreddamento alle fondamenta del reattore, passando per le componenti del pressurizzatore o le polemiche sulla sicurezza in caso di incidenti.
Se, con una potenza di 1.650 MW, un consumo di combustibile ridotto del 17% e un calo del 30% rispetto ai vecchi reattori delle emissioni chimiche e radioattive per kwh prodotto, la presunta eccellenza tecnologica dell’Epr è bastata a convincere il governo italiano a puntare su questo tipo di centrali per aprire la strada al ritorno dell’atomo in Italia, le cattive notizie in arrivo dalla Finlandia non sembrano destare alcuna preoccupazione fra i responsabili del settore. “Il nostro progetto – dichiara Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel – è totalmente diverso. Non ha quel tipo di struttura organizzativa. Inoltre assume le esperienze fatte, anche negative, per strutturarle in modo tale da evitare errori e per avere un filone di attività chiare e di responsabilità ben assegnate”.
Intanto è arrivata questa mattina l’ultima scossa che fa traballare le ambizioni nucleari del governo, con la seconda e definitiva bocciatura, da parte delle Commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera, alla nomina di Michele Corradino, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente, a commissario dell’Agenzia nucleare. – “La mancata nomina del quinto membro non inficia il lavoro dell’Agenzia per la sicurezza nucleare né il programma di rilancio dell’atomo del Governo” ha commentato Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico.