Come ogni giovedì sera, gli amici dell’associazione studentesca dell’Università Bocconi, Studenti BESt – Bocconi Equal Students, organizzano un aperitivo in uno dei locali vicini all’università. Ieri eravamo una trentina. Locale strapieno di gente.
Un mio carissimo amico si è seduto sulle mie ginocchia per parlarmi. Siamo abbracciati. Dopo qualche minuto, compare il cameriere. “Scusate, ragazzi, potere sedervi normalmente? Ci sono delle signore che si sono lamentate”.
Lamentate di cosa?, mi viene da chiedere. Ma poi mi sovviene un dubbio. “Scusi lei“, gli domando, “non è che ci dice così perchè siamo due ragazzi?“. E lui, per niente imbarazzato, replica: “No, lo facciamo anche se si tratta di un ragazzo e di una ragazza, anzi con loro ancora di più“.
Al che l’intera tavolata inizia ad andare in fibrillazione. Chi propone una rivolta, chi un’azione legale.
Qualcuno individua le autrici di questo cahier de doléance: sono tre cariatidi cinquantenni che necessitano decisamente di un intervento di chirurgia plastica, di una bella lezione di educazione e, soprattutto, di un marito (possibilmente a testa).
Uno studente del nostro gruppo si avvicina al proprietario e gli sussurra: “Ha sbagliato. Non sa che ci sono degli avvocati in quel gruppo?”
Ci consultiamo e decidiamo che non vale più la pena di organizzare un aperitivo per 30 persone in un locale che non gradisce manifestazioni di affetto genuine come un abbraccio o il sedersi sulle ginocchia, neppure quando il locale è strapieno e non c’è effettivamente posto per tutti sui divanetti. Facciamo per andarcene quando il proprietario mi chiama da parte. “Vi chiedo scusa, io ho tanti amici…“. Amici cosa? Amici carini? Amici nel business dei locali milanesi? Amici dell’università Bocconi? Amici gay? Amici etero? Amici di Maria de Filippi?
Dopo la conversazione col proprietario, esco dal locale con due free drinks, uno per me e uno “per il tuo amico che era seduto sulle tue ginocchia“. Accetto le scuse e lo comunico agli altri dell’associazione, che però non sembrano molto convinti.
Dopo averci pensato su, non sono più troppo convinto neppure io. Se ti infastidisce vedere due ragazzi abbracciati, vòltati dall’altra parte o tornatene a casa! E nulla mi toglie dalla testa che il proprietario avrebbe potuto rispondere alle signore dicendo che noi non stavamo commettendo nessun reato, né stavamo facendo niente di male, e che dunque, con sommo dispiacere per le signore, lui non avrebbe potuto fare nulla. Anzi, non avrebbe dovuto.
E io che pensavo che le questioni importanti fossero il matrimonio, la discriminazione, l’omofobia. Macché. La cosa veramente importante, nel 2010, nella Milano dell’Expo, è riuscire a bersi un daiquiri insieme ai propri amici senza doversi sentire riprendere per un abbraccio.