Il ministro è stato ascoltato da quattro pm in qualità di testimone anche su un'altra indagine che riguarda l'eolico
Quattro pm hanno interrogato oggi, alla Procura di Napoli, come persona informata dei fatti, il ministro Mara Carfagna. Due le inchieste alle quali le è stato chiesto di dare il suo contributo: una è quella che verte sui presunti rapporti tra il suo rivale politico, l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, e il clan dei Casalesi; l’altra è appena agli inizi e riguarda illeciti nella pubblica amministrazione.
La Carfagna, ricevuta dal procuratore, Giovandomenico Lepore, ha incontrato subito dopo i sostituti titolari delle due indagini: Alessandro Milita e Giuseppe Narducci, che chiesero l’arresto di Cosentino e ora indagano anche sui presunti tentativi della loggia P3 di far annullare dalla Cassazione l’ordinanza del gip Raffaele Piccirillo; Francesco Curcio e Henry John Woodcock, titolari dell’altro fascicolo su cui il riserbo è totale.
Si tratta di reati contro la pubblica amministrazione: l’inchiesta, infatti, è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco, anche se già da tempo i due pm hanno lasciato quella sezione (Curcio è passato alla Dda, Woodcock alla criminalità economica). Il fascicolo dovrebbe riguardare illeciti connessi alla realizzazione di impianti per la produzione di energia, in particolare eolica.
I pm Milita e Narducci accusano Nicola Cosentino di concorso esterno in associazione camorristica e indagano sui tentativi di bloccare l’inchiesta; lo scorso settembre hanno ricevuto dai colleghi della Procura di Roma gli atti relativi alle presunte pressioni sui magistrati di Cassazione. Lo scorso 30 novembre, al parlamentare del Pdl è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Sostegno elettorale ricevuto a più riprese dal clan dei casalesi, e ricambiato “con continuità e stabilità”: queste le accuse raccolte durante l’inchiesta, che porteranno con ogni probabilità ad una richiesta di rinvio a giudizio.
Consigliere provinciale a Caserta, poi consigliere regionale, deputato per Forza Italia nel 1996 e confermato nelle quattro tornate successive: in tutte queste occasioni, secondo i pm, Cosentino avrebbe potuto contare sull’aiuto del clan di Gomorra. In cambio, avrebbe “garantito il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, pubbliche amministrazioni ed enti a partecipazione pubblica”, impegnandosi anche per “contribuire al riciclaggio delle provviste finanziarie dei Casalesi.
Al ministro Carfagna, i pm hanno chiesto ragguagli su alcune recenti dichiarazioni rese agli organi di stampa nelle scorse settimane, in particolare quando, in un’intervista al quotidiano Il Mattino, parlò di “situazione campana molto tesa”, di “guerra tra bande dove vige la prepotenza e l’arroganza” e affermò: “Nel Pdl mi impediscono di battermi per la legalità”. Parole che i magistrati hanno ritenuto di dover approfondire, proprio in vista della probabile richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Cosentino. Il ministro ha fornito chiarimenti per circa un’ora, poi ha lasciato la Procura con la sua scorta.