Fondatrice della scuola Bosina, ispirata alle tradizioni e alla conservazione del territorio, è in realtà una figura politica assai più centrale di quanto la sua assenza mediatica faccia immaginare. La Marrone rappresenta una sintesi perfetta di quelle che cristina Giudici definisce le donne leghiste: simili alle comuniste d’antan, austere e demodé, si sottraggono volentieri al silicone e alla chirurgia plastica, sono rigide nell’applicazione delle regole che aggirano volentieri se devono sfidare la tanto odiata burocrazia. Criticano il sistema, ma se possono volgere in loro favore le dinamiche di roma ladrona, si attrezzano. Basti osservare il finanziamento alla scuola Bosina. come le comuniste d’un tempo, devono lottare duro per penetrare l’universo maschile che le vorrebbe fragili e manipolabili, sensibili e divorate dal senso di colpa per trascurare la famiglia in nome della politica. e invece, per loro, dal Parlamento alle amministrazioni locali, vince il pugno di ferro, il piglio decisionista e, per necessità, androgino che riesce a battere gli uomini sullo stesso campo. Insomma, se vuoi essere una leghista di successo, sii uomo. almeno nei modi. Maria rita Busetti, sindaco di thiene in Provincia di Vicenza, ad esempio, ha elaborato «un documento comunale che vieta qualsiasi cosa, anche sputare per terra, stendere i panni o scuotere i tappeti: più regole impongo più sono contenti». Per essere una donna considerata, nella Lega bisogna avere insomma l’aria del duro e tenere bene in vista spilletta e foulard verde con il Sole delle alpi. A saldare gli amministratori locali alla militanza, entra in gioco la galassia dell’associazionismo padano, gli amministratori e la militanza. Infatti, sotto l’ombrello delle associazioni padane, spicca il Gruppo politico femminile Lega nord guidato da carolina Lussana nel cui Direttivo, oltre a Maria Piera Pastore, rosy Mauro e Francesca Martini compare anche renata Galanti, presidente delle ventotto associazioni padane. a radio Padania, dove gestisce alcuni spazi, per rimarcare l’importanza della conservazione dei popoli del nord quando possibile si inerpica anche sui temi gastronomici: «chi proviene dal meridione non deve integrarsi completamente con le abitudini alimentari del nord, mentre chi appartiene a famiglie settentrionali deve tenere conto che i suoi avi mangiavano la selvaggina». Collaboratrice del ministro Zaia nella sua battaglia contro gli OGM, la Galanti dimostra nei suoi interventi da via Bellerio di sostenere tout court il manifesto delle donne padane. che non rappresenta certo un modello di emancipazione, quote rosa e progresso femminista. Gli obiettivi infatti consistono nel galateo del buon costume femminile calato nel solco di  un partito fortemente identitario e territoriale, dove la donna padana porta in alto la bandiera della famiglia e dell’identità.

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