Diverse le donne colonnello da quelle delle associazioni. Sempre amazzoni, ma del focolare, poco inclini a mettere in discussione il potere maschile. antifemministe per conservare i ruoli tradizionali rinsaldano il concetto di famiglia e agiscono da vedette delle tradizioni. Sarà questo strano mix di pugno duro e conservatorismo che spinge a fantasticare sulle donne di Bossi, oggetti di inconfessabili appetiti sessuali. Non farà onore alla lotta politica e alle iniziative sul territorio delle affiliate, impegnate a tramandare la ricetta dei cappelletti in emilia o a valorizzare l’immagine materna più a nord, ma Donne padane è anche il titolo di un film porno girato nel 2006 da alex antinori. Novanta minuti vietati ai minori con spezzoni di sesso amatoriale girati in casa, dove mogli e mariti sono complici, tutti coperti da una mascherina per non farsi riconoscere. Le protagoniste sono le «purosangue del nord, attive, pragmatiche, dotate di spirito d’iniziativa, che guardano verso l’Europa e il futuro ma senza rinnegare le tradizioni che hanno reso grande quella parte del Paese che lavora e che produce. Donne che ricoprono mansioni di prestigio nelle discoteche e che sanno essere inflessibili ed esigenti se la qualità del partner lascia a desiderare». L’apparenza di integerrime matrone a difesa dei valori e della famiglia suggerisce interpretazioni voyeuristiche e trasgressive, nel Nord tanto ricco e affamato di pragmatismo, dove i club privé e i locali per scambisti sono frequentati anche da Svizzeri in trasferta e dove la prostituzione condannata in nome dei valori è un vizietto diffuso. Proprio a questo riguardo, sottolineando con ironia l’ipocrisia della Lega in bilico tra valori di facciata e trasgressione delle retrovie, il blog satirico Spinoza si è lasciato andare a innumerevoli commenti anche a seguito della battaglia della Lega contro i centri massaggi cinesi a Milano, spesso bordelli mascherati. Tra le battute più caustiche e taglienti: «La Lega contro i centri massaggi cinesi. Specie quelli in cui ti fanno semplicemente un massaggio», o ancora, «La Lega nord si scaglia contro i centri massaggi cinesi. Milioni di leghisti pronti a reagire appena ritrovati i calzoni», fino alla provocazione più diretta: «Le “massaggiatrici” cinesi rubano il lavoro alle donne padane?». Certo, chi appare più integerrimo e conservatore tende a suscitare fantasie paradossali che possono trovare un riscontro, se non pedissequo nella realtà, certamente nell’immaginazione. Più saldi della fantasia sono invece i vani tentativi delle donne leghiste di farsi riconoscere le quote rosa o un numero dignitoso di rappresentanti politiche. tentativo bocciato dalla cassazione dopo le ultime politiche, in cui le leghiste di Savona avevano lamentato una scarsa presenza rosa in lista. Fossero anche uscite vincitrici, gli eletti non sarebbero comunque stati esclusi. Nella loro battaglia iniziata con Sonia Viale nel 1998, le donne padane hanno festeggiato con margherite verdi al posto delle mimose e si sono battute fin da allora affinché fosse loro riconosciuta una rappresentanza nelle liste elettorali adeguata e al loro impegno. Grazie alla Viale, anche membro della commissione Pari opportunità, l’anno successivo le militanti del nord hanno fatto volantinaggio contro l’eliminazione della quota proporzionale nelle elezioni per la camera dei deputati, sciorinando le percentuali di rappresentanza in rosa degli altri Paesi.