Roberto Maroni che per la Festa della Repubblica – rigorosamente celebrata a Varese- preferisce ascoltare “La gatta” di Gino Paoli anziché l’Inno di Mameli. Umberto Bossi che adotta gli automatismi di Roma ladrona e piazza il figlio Riccardo, appassionato di motori e aspirante concorrente dell’Isola dei Famosi, a Bruxelles come assistente parlamentare. E ancora il cumulo delle cariche degli amministratori del Carrroccio, tra cui spicca – ma è in buona compagnia- il sindaco di Varallo, Gianluca Buonanno che è deputato dal 2008, sindaco di Varallo, vicesindaco a Borgosesia e consigliere regionale del Piemonte. Fatti e cronache che leghisti preferirebbero occultare.
“Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere” di Eleonora Bianchini (NewtonCompton) è un viaggio nelle contraddizioni della galassia leghista, dalla concezione delle istituzioni alla truffa di Credieuronord fino ai diritti violati delle minoranze, dagli omosessuali ai bambini. Il volume è uno spaccato di real politik dell’unico partito sulla scena attuale che si riconosce ancora, senza correnti apparenti, sotto le ali di un unico leader incontrastato, Umberto Bossi, ancora osannato dai suoi. E’ per lui che tutti gli anni affollano Pontida e conducono la sacra ampolla del Po dalle sorgenti del Monviso fino alla Laguna veneta, per procrastinare il rito pagano e fantastico dell’esistenza del Nord “del fare”. E la mitologia del dio Po procede di pari passo con la fantasia istituzionale di uno stato che non c’è. E’ la Padania, origine di ogni bene e ricchezza, ben più e retta dello stato centralista romano di cui i leghisti però, zitti zitti, si godono la vita, le feste e la bellezza.
Il desiderio di mettere “al cesso il Tricolore”, manifestato da Bossi a Venezia negli anni caldi del celodurismo, corrisponde a un’esplicita volontà di ridicolizzare lo Stato e le sue istituzioni: il 2 giugno è più lutto che festa nazionale, una celebrazione che i ministri in verde sono invitati soprassedere. I 150 anni della Repubblica comportano soltanto spese inutili, la nazionale italiana è da boicottare in diretta su Radio Padania, e Va’ pensiero è l’inno più degno (anche se rimane oscuro cosa c’entri “la nostalgia degli Ebrei esiliati a Babilonia e i rimandi al fiume Giordano con l’identità della Padania”). Grazie alla sua penetrazione nel tessuto sociale fino alla Toscana e alle Marche la Lega si è rafforzata come partito di governo oltre che di lotta, destinato a ricoprire incarichi istituzionali di primissimo piano. La secessione è stata (apparentemente?) sostituita dal federalismo, che si rivela una delle regioni principali per cui gli elettori votano Bossi. Epèpure, quello che al momento propongono, spiega Bianchini, è “l’utopia di una devolution che difficilmente sarà a vantaggio del cittadino”.
Perfettamente inserita nel gioco della lottizzazione, reclama (e ottiene) i suoi posti al sole in Rai, si insinua nella nuova battaglia delle fondazioni bancarie attraverso la conquista della regione Piemonte con Roberto Cota e del Veneto di Luca Zaia, per insinuarsi in Compagnia San Paolo (Banca Intesa) e la Cariverona (Unicredit). Strategie e tatticismi che fanno entrare il partito di Bossi nel gotha dei favoritismi più contraddittori, in cui emerge anche il finanziamento ad hoc della Scuola Bosina di Varese, istituto “padano” nato per volere della moglie del Senatùr che in nome dei dialetti e della tradizione locale si accaparra cospiscui finaziamenti pubblici.
Se al potere la Lega arriva attraverso le modalità tipiche di chi critica, si conferma partito di lotta solleticando gli istinti più discriminatori. Per questo il libro dedica um’ampia sezione ai diritti contro le minoranze. La litania delle violenze contro gli immigrati è in crescendo tra il reale e il virtuale. Borghezio, ad esempio, non si meraviglia se va a fuoco “qualche palandrana del cazzo” e Renzo Bossi su Facebook progetta “Rimbalza il clandestino” per affondare le navi degli immigrati. Nessuna tenerezza nemmeno nei confronti dei bambini: la mensa scolastica di Adro è stato teatro di discriminazione tra bambini paganti e famiglie insolventi, e la propaganda è entrata nella scuola pubblica per volontà del sindaco Oscar Lancini (che, però, per i figli sceglie le scuole dei carmelitani). L’idea di emancipazione femminile è lontana dal dna del partito e il machismo di cui è intriso ha ispirato anche un film porno, Donne padane, in cui le protagoniste sono “purosangue del Nord, attive e pragmatiche”.
Un bignami del partito per osservare sulla base dei fatti la corrispondenza dell’ideale e del reale, che significa anche ambizione al federalismo e sua realizzazione. La devolution infatti è la leva per conquistare i voti del Nord produttivo anche se, con tutta probabilità, rimarrà una chimera. E la base non invoca il federalismo. Bianchini, infatti, ha trascorso due giorni a Pontida 2009 e racconta che, tra i fiumi di alcol sotto le tende del Veneto e il copricapo vichingo dell’Emilia, l’unico coro è “secessione”. Che avverrà senza una chiamata alle armi, semplicemente di fatto, perché “la Lega può essere letta come un pericoloso fenomeno di disgregazione e separatismo, in uno scenario ‘jugoslavo’ che mira a fare del Nord una piccola Svizzera disinteressata alla deriva del Sud Italia”. Prepariamoci a 150 anni di Repubblica – anche- sotto il Sole delle Alpi.
di Anita Benassi