Un anno fa in piazza San Giovanni a Roma arrivarono 300mila persone. Era il No B. Day, il primo, lanciato all’indomani della bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale.

La richiesta del No Berlusconi Day al governo era chiara: dimissioni. Organizzandosi su Internet, e in particolare su Facebook, semplici cittadini, militanti della sinistra e dei partiti, riempirono Roma del colore viola. Fu una battaglia vinta su più fronti: l’autorganizzazione dal basso senza mezzi economici; la voglia di essere in piazza contro il governo in un periodo in cui Berlusconi era fortissimo; la scelta stessa del viola che si rivelò vincente: diventò un collante tra persone di età, provenienza geografica e credo politico diverso.

Oggi, 365 giorni dopo, cosa rimane di quell’onda viola? A guardare la “convention” che si è celebrata oggi a Roma per il primo anniversario della manifestazione, rimane molto poco – e quel poco che rimane è molto poco stimolante.

Al Teatro Vittoria, nel cuore del quartiere Testaccio, si sono ritrovati un centinaio di militati. Ma se sul palco del No B. Day i politici non furono fatti salire – il “mattatore” della giornata fu Salvatore Borsellino – un anno dopo, la convention è tutta per loro, i politici (e molti di questi, con rispetto parlando, non solo sono già visti e stravisti nel panorama nazionale, ma anche in aperta contraddizione gli uni con gli altri).

Al netto di Di Pietro e di Vendola che sono intervenuti via Webcam, e al netto di un ottimo intervento di Beppe Giulietti, il palco di oggi è stato tutto per Marco Ferrando del Partito Comunista dei lavoratori; Angelo Bonelli dei Verdi; Marco Staderini dei Radicali; Oliviero Diliberto del Pdci; Vincenzo Vita del Pd. Si è fatto vedere anche Marco Pannella che ha cazzeggiato tutto il tempo senza spiegare se i suoi radicali sono davvero intenzionati – come ventilato nei  giorni scorsi – a votare la fiducia al morente governo Berlusconi.

La platea non ha fatto mancare applausi ad ognuno, al diavolo e all’acqua santa, al comunista e al liberista.

Da sottolineare, infine, come in apertura della mattinata, i viola abbiamo presentato un sondaggio Ipr Marketing sulla loro composizione intera: intorno a questo benedetto sondaggio è ruotata tutta la convention, tutte le domande ai relatori. La fiducia di questo movimento spontaneo in un banale sondaggio, con tanto di slide e torte, come nessun partito politico oggi si sognerebbe di fare, appare un ulteriore segnale di confusione e di mancanza di idee.

Il teatro Vittoria, oggi, ci consegna una proposta viola che appare una poltiglia, anzi, una polpetta, un polpettone non in grado di esprimere né idee né visioni politiche autonome, né tanto meno di farsi bandiera dell’innovazione e di numerose istanze del paese (a cominciare da quelle dei giovani e degli universitari).

In tanti, compreso chi scrive, credono che Internet sia una strumento straordinario per diffondere conoscenza e informazione (e wikileaks lo dimostra). Ma forse è stata eccessiva – e faccio anche un mea culpa – la fiducia cieca in uno strumento reticolare e orizzontale per creare un’alternativa e una politica credibile.

Se il protagonismo dei troll vieni trasferito di sana pianta dai siti web ai teatri; se non ci sono spazi per il confronto democratico sulla base di regole comuni; se non ci sono luoghi e riti ufficiali di dibattito e deliberazione, il risultato finale rischia di essere la poltiglia, appunto, il polpettone.

Dovremmo forse capire come usare al meglio Internet per migliorare la politica, non per appiattirla e annacquarla fino a distruggerla. Siamo ancora in tempo per rifletterci. E il contributo generoso dei viola può essere una prima esperienza, ormai al capolinea, per capire gli inevitabili errori commessi e ripartire su basi più solide.

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