Il direttore d'orchestra Barenboim legge l'articolo 9 della Carta e si dice "preoccupato" per il futuro della cultura in Italia. A sette giorni dalla fiducia il governo incassa (male) l'ennesima critica
La protesta sale anche sul palco del teatro alla Scala. Per la prima volta le critiche all’operato del Governo arrivano direttamente dal direttore d’orchestra, il maestro Daniel Barenboim che tra gli applausi, prima di eseguire la Valchiria di Wagner, ha letto l’articolo nove della Costituzione in segno di protesta contro i tagli alla cultura. Una protesta tanto misurata nei toni quanto simbolicamente forte, mentre fuori dal teatro le forze dell’ordine cercavano di tenere lontani dalle transenne studenti, precari, lavoratori della Scala, dentro Barenboim si rivolgeva al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. “Sono molto felice di dirigere ancora una volta alla Scala. Sono onorato di essere stato dichiarato maestro scaligero, ma a nome dei miei colleghi sono molto preoccupato per il futuro della cultura in Italia e in Europa”. Già, la cultura. Il ministro Bondi, assente alla prima, incassa la stoccata del sovrintendente Lissner – “avrà altro da fare”. E difatti il ministro si giustifica con l’impegno in Senato per il voto alla legge di stabilità. Ma la sensazione è che ad una settimana dal voto di fiducia, ogni parola abbia un peso da misurare. E quelle del direttore d’orchestra della Scala e del sovrintendente hanno un peso enorme, se tutti i componenti del governo presenti alla prima si affrettano a difendere il ministro, dal ministro Brambilla a Maurizio Gasparri. Fino a Daniele Capezzone che parla di “comizio antigovernativo” e di “due minuti d’odio Orwelliano”.
Fuori intanto scoppiavano bombe carta lanciate dai manifestanti, Carabinieri e Polizia rispondevano con lacrimogeni e manganelli, le ambulanze del 118 aiutavano i feriti (una decina tra le forze dell’ordine). Nel teatro Napolitano ascoltava attento. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, recita l’articolo nove della Costituzione. Il Capo dello Stato applaude.
Nella pausa dell’opera tutti si dicono d’accordo con il maestro. “Barenboim ha fatto bene a ricordare l’articolo 9 – ha detto il professor Umberto Veronesi – mettendo insieme cultura e scienza perché senza cultura e scienza non c’è crescita. La cultura è istruzione e scuola e anche gli studenti – ha aggiunto Veronesi ricordando le proteste fuori dal teatro – hanno le loro ragioni”. Di queste ragioni è convinto anche l’ex procuratore Francesco Saverio Borrelli per il quale “il messaggio di Barenboim è stato un gesto di generosità per i manifestanti fuori”. “Sono d’accordo con Barenboim – ha aggiunto l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory -, dobbiamo partire dalla cultura che è il primo fattore di sviluppo per l’Italia che non è certo una potenza politica o militare. La cultura è il nostro petrolio ma – ha aggiunto – non inquina”. Un plauso all’intervento di Barenboim anche da parte del vicepresidente della Scala Bruno Ermolli: “Quelle di Barenboim sono le parole di un uomo di cultura che ha a cuore la lirica e in particolare la Scala”.
Unico critico è Antonio Verro, consigliere di amministrazione della Rai. Non ha apprezzato. “Con buona pace del direttore Daniel Barenboim ho trovato inopportuno che abbia ricordato l’articolo 9 della Costituzione. Non c’è dubbio che si debba sostenere la cultura ma è altrettanto evidente che è in atto un tentativo del governo di trasformare quello che era prima assistenzialismo in contributi più mirati al merito”. Intanto fuori tornava l’ordine.