Il direttorissimo del Tg1, come lo chiama simpaticamente il presidente del consiglio, ha annunciato che vuole querelare il Fatto, magari far sbattere in galera Antonio Padellaro e Beatrice Borromeo, l’autrice della rigorosa inchiesta sui rimborsi spese del prode Augusto.
Sì, deve essere proprio infuriato il sor Augusto per le notizie relative alle sue ipotizzate spese folli, tutte a carico della carta di credito aziendale e dunque a carico del contribuente. Peraltro le denunce erano partite proprio dall’interno dell’azienda, era stato il consigliere Nino Rizzo Nervo a chiedere un chiarimento sia in relazione al numero incredibile di weekend pagati dalla Rai, sia in relazione ala campagna di servizi promozionali regalati dal Tg1 ad aziende e ditte che poi hanno ospitato la simpatica combriccola nei saloni delle loro navi.
Se così fosse peraltro saremmo persino in presenza di pubblicità occulta, sanzionata e sanzionabile dai tribunali e dalla autorità antitrust.
Quello che sorprende è che l’uomo che ha più volte riservato editoriali di fuoco a tutti i nemici del piccolo Cesare, non abbia fatto la mossa più semplice e cioè quella di rendere pubblici i suoi conti e i risultati della commissione d’inchiesta aziendale che sono già sul tavolo di Masi. Già, perché i risultati sono nelle mani del direttore generale e non sono opinioni, ma cifre, documenti, riscontri. Invece di querelare il Fatto, perché il direttorissimo non ha chiesto a Masi di rendere pubbliche le conclusioni? Perché disturbare i tribunali quando tutto potrebbe essere chiarito in pochi istanti ? Perché Masi non parla? Forse ha perso tutte le sue energie nel molestare Loris Mazzetti, Roberto Saviano, Michele Santoro, Marco Travaglio, Fabio Fazio?
O Minzolini ha ragione e allora merita un premio per la sua straordinaria dedizione all’azienda pubblica e per aver trascorso quasi tutti i weekend al lavoro, per essersi portato i compiti persino in crociera, anzi per aver fatto risparmiare la Rai; oppure le accuse sono fondate e allora non gli resta che scegliere tra presentare le dimissioni o essere dimissionato. Tertium non datur.
Dal momento che Masi già conosce i risultati dell’inchiesta interna, non solo potrebbe renderli pubblici, ma potrebbe anche allegare le lettere con le quali qualcuno (forse lui medesimo?) ha chiesto a Rai Cinema di sganciare un milione di euro all’attrice bulgara Michelle Bonev, in arte Dragomira, cosi eventualmente potrebbero dimettersi insieme il direttorissimo e l’autore della lettera. Magari potrebbero farlo il prossimo 1 dicembre in compagnia del loro editore di riferimento.
Se non lo vorranno o non potranno fare, siamo certi che il magistrato della Corte dei conti che ora siede in consiglio di amministrazione, avrà cura, anzi forse lo avrà fatto, di raccogliere il tutto e di spedirlo alla magistratura contabile che non avrà esitazione nel chiedere ai responsabili non solo di andarsene, ma anche di rimettere in cassa i soldi eventualmente incassati senza titolo.
Nel frattempo questi signori farebbero comunque bene a chiedere scusa a Loris Mazzetti e a quelli che sono stati accusati di aver “rubato” 150 secondi in più per la trasmissione Vieni via con me; per loro si è parlato di un grave danno d’immagine arrecato all’azienda e agli inserzionisti, non osiamo pensare quale punizione potrà mai decidere la Rai nei confronti degli autori degli eventuali illeciti descritti dal Fatto. Cosa decreteranno? La fucilazione? La sospensione a vita? I lavori forzati nelle cantine di viale Mazzini?
A noi che non siamo forcaioli basterebbe molto meno, ci piacerebbe vedere il direttorissimo costretto ogni giorno a comparire in video a spiegare la differenza tra prescrizione e assoluzione, a leggere brani della sentenza Mills, oppure a scelta qualche pagina tratta dalle sentenze di condanna contro l’amico Marcello Dell’Utri.
Se vi vengono in mente altre proposte, nei limiti ovviamente del codice civile, penale e del buon gusto, provate a inviarcele.