Nel suo provvedimento il gip registra come è cambiata la situazione indiziaria dell’ indagato. E l'errore fatto nella traduzione dell’intercettazione telefonica
Mohamed Fikri, il marocchino accusato di aver sequestrato e ucciso Yara Gambirasio, è uscito dal carcere. Lo ha deciso il gip di Bergamo, Vincenza Maccora, che ha convalidato il suo fermo ma ne ha disposto la scarcerazione. Scondo il gip mancano i gravi indizi di colpevolezza, indispensabili per la reclusione.
Nel suo provvedimento il gip registra che la situazione indiziaria dell’ indagato è cambiata in questi due giorni. In particolare, è stato riscontrato come fosse sbagliata la traduzione dell’intercettazione telefonica inizialmente intesa come: “Allah mi perdoni, non ho ucciso”. In realtà, si trattava di una imprecazione perché l’interlocutore inizialmente non rispondeva al telefono. E’ stato anche sentito l’uomo a cui era destinata la telefonata il quale ha confermato il racconto del marocchino: gli era debitore di 2 mila euro e per questo Fikri l’aveva cercato. La stessa intercettazione è stata sottoposta alla traduzione di altri quattro consulenti che di fatto ha confermato la versione di Fikri.
Il nord africano ha 23 anni e dal giugno del 2010 risiede a Montebelluna, in provincia di Treviso, vicino a piazza IV Novembre, zona abitata da immigrati. In Veneto, però, ci è rimasto poco: l’immigrato gira l’Italia lavorando come muratore nei cantieri. In Lombardia ci arriva per lavorare come operaio in una delle ditte che stanno costruendo il grande centro commerciale di via Regia, ai confini tra Brembate e Mapello. Esattamente la zona in cui cani della polizia di Lugano indirizzano le ricerche di Yara. E’ martedì scorso. E da qui gli investigatori iniziano a riannodare i fili dell’indagine.Vengono messi sotto controllo i telefoni di tutti gli operai del cantiere. Sono gli stessi colleghi di Fikri che negano di averlo mai conosciuto.
Oggi il gip Maccora ha accolto la richiesta avanzata ieri dallo stesso pm Letizia Ruggeri che, a 48 ore dal fermo, aveva ritenuto che le esigenze cautelari per tenere in carcere il giovane muratore non ci fossero più. La frase mal tradotta in arabo, non un’ammissione sul coinvolgimento nel caso Yara, ma un’imprecazione, e un biglietto acquistato già da tempo per un viaggio in Marocco, sono bastate a dimostrare l’estraneità del giovane al caso di scomparsa. Il 22enne resta comunque indagato.