Uno studio dei dati raccolti da Eurostat nel 2007 spiega come nel Belpaese la situazione sia peggiore rispetto a Spagna, Gran Bretagna, Francia, Finlandia, Olanda e Irlanda
Il 5 per cento delle famiglie italiane che hanno sottoscritto un mutuo (il 13,1% sul totale delle famiglie) non riesce a rimborsarlo secondo la scadenza. Questa la percentuale dei nuclei familiari che dopo avere acceso un mutuo (pari allo 0,65% di tutte le famiglie italiane) è risultata insolvente. È quanto emerge dallo studio “L’incremento dell’uso di politiche di prezzo basate sul rischio per i mutui in Italia“, condotta da Silvia Magri e Raffaella Pico della Banca d’Italia, utilizzando i dati dell’indagine Eu-Silc (Community Statistics on Income and Living Conditions) raccolti da Eurostat nel 2007, l’anno di avvio della crisi finanziaria che non è ancora terminata. Quello italiano è “il valore più alto, insieme a quello della Spagna, tra i sette Stati europei analizzati”. Oltre ai due Paesi menzionati ci sono anche Gran Bretagna, Francia, Finlandia, Olanda e Irlanda.
La percentuale dei proprietari di casa insolventi diminuisce tra quelli ad alto reddito, mentre aumenta tra i più poveri e, in Irlanda, Italia e Spagna, sale in questo caso al 10%. Le insolvenze sono inoltre più frequenti tra i disoccupati, tra i single e gli impiegati con contratto a termine.
“I risultati mettono in luce che in Italia – si legge nella ricerca – vi è un legame tra il tasso di interesse sul mutuo e lo specifico rischio di credito del cliente. Per i mutui concessi dal 2000 al 2007, il differenziale di tasso di interesse fra le classi di famiglie più e meno rischiose è pari a 43 punti base. Inoltre, il ricorso a strategie di prezzo basate sul rischio specifico del debitore sembra essere cresciuto nel tempo”.
Insomma, le banche si sono fatte più prudenti, proteggendosi dal rischio insolvenza, non solo selezionando le domande, ma anche attraverso rincari. Il lavoro quantifica anche il premio per il rischio richiesto dalle aziende di credito nel concedere mutui. “Per quelli concessi dal 2000 al 2007 a un incremento della probabilità di insolvenza del mutuatario pari a 1 punto percentuale è associato un aumento del tasso di interesse di 21 punti base”, si spiega nella redazione.