In attesa del voto di fiducia, a Roma infuria la compravendita. E i sei radicali, eletti con il centrosinistra, trattano su ogni tavolo politico. Ilfattoquotidiano.it li ha contattati personalmente
A pochi giorni dal 14 dicembre, Silvio Berlusconi ha fatto scattare la grande offensiva per trovare un numero sufficiente di voti che possa garantire la sopravvivenza del suo esecutivo. Nel gran ballo, sia pure a viso aperto e dichiaratamente, entrano anche i radicali. I loro voti minacciano di essere decisivi. E così Marco Pannella chiede a Berlusconi due cose: l’amnistia e un segnale contro la dittatura di Michele Santoro. Ilfattoquotidiano.it ha intervistato cinque dei sei probabili trasformisti. Ascoltato le loro voci, mentre fanno melina, prendono tempo e parlano in politichese stretto
Marco Beltrandi
Lui è uno dei sei deputati radicali eletti nelle file del Pd che ha fatto parte della delegazione che ha incontrato Ignazio La Russa in vista del voto di fiducia del 14 dicembre, a ilfattoquotidiano.it dichiara: “Abbiamo parlato di riforme e alcune aperture ci sono state. Certo se questo dialogo fosse cominciato prima – osserva – forse oggi non ci troveremmo in questa situazione”.
Rita Bernardini
“Il nostro atteggiamento è di non dire, per ora, come voteremo il 14 dicembre”. La parlamentare lascia aperto il dubbio e semina un po’ di mistero sull’atteggiamento di voto dei pannelliani. “Lo stiamo capendo in queste ore. Non escludiamo di presentare una nostra mozione di sfiducia, se riusciremo a raccogliere le firme: ma con motivazioni completamente diverse da quelle già presentate”.
Matteo Mecacci
Nessuna “trattativa”. Semmai una “discussione”, perché la politica non si ferma il 14 dicembre e la caduta di Berlusconi “non è la soluzione ai mali dell’Italia”. L’esponente radicale liquida velocemente l’ipotesi di una resa dei radicali alle offerte di B. Al contrario, dice, “se si votasse oggi voteremmo contro”, anche se precisa di parlare “a titolo personale” e non a nome del partito.
Maria Antonietta Farina Coscioni
Anche lei eletta nelle liste del Pd non ci da neanche il tempo di farle una domanda: “Non rispondo, no, no – dichiara al telefono – ciao ciao…ciaooo”. E riattacca.
Elisabetta Zamparutti
“La fiducia non è nell’ordine delle cose, il dialogo politico che facciamo è in vista del dopo 14. Anche perché non è detto che si voti la fiducia alla Camera il 14. E’ un giorno come un altro”. La deputata smentisce la disponibilità a votare a favore della fiducia del governo Berlusconi.