Cari amici, prendo la penna per iniziare questo blog perché c’è oggi in Italia una vera e propria “emergenza moralità”, una situazione nella quale il paese sprofonda da anni e anni.
Io sono un semplice amministratore pubblico che ha fermato un acquisto inutile per la collettività e che poi ha visto chi voleva quell’acquisto proporre tangenti. Ho deciso quel giorno che dire “no” non era sufficiente. Che l’illegalità sarebbe passata da altre strade, che occorreva fermare la macchina della corruzione. Quindi ho denunciato. L’inchiesta ha raccolto le prove, veloci arresti e il 13 dicembre 2010 si apre il processo.
La cosa straordinaria però non è stato il mio comportamento, che io credevo normale, come fermarsi ad un semaforo rosso, ma la reazione che ne è seguita: la freddezza e l’isolamento da parte delle istituzioni. Poi alcuni media hanno dato copertura a questa storia assurda e così sono stato travolto da una onda calda di solidarietà ed affetto da parte degli italiani onesti. Migliaia e migliaia di messaggi di appoggio, decine di legali che si sono offerti di difendermi, centinaia di persone che hanno proposto di aiutarmi con le spese legali, altri che hanno iniziato una petizione che è poi arrivata sulla prima pagina del Fatto e che tra tutti ha superato le 40.000 firme.
Per fortuna l’Amiat (Azienda multiservizi igiene ambientale Torino) e il comune di Torino hanno fatto marcia indietro, e, dopo il pezzo di Report andato in onda a ottobre, con un comunicato stampa rabbioso e contraddittorio il comune annunciava che l’Amiat si sarebbe costituita parte civile e mi avrebbe sostenuto nelle spese legali. Lunedi 29 novembre è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale un ordine del giorno nel quale il sindaco si impegna a costituire il Comune parte civile e nel quale si riconosce il valore positivo della mia azione.
Si tratta di atti dovuti, che dovrebbero essere automatici in un paese normale, ma che sono stati raggiunti grazie a tutti questi sforzi, grazie ai giornalisti che hanno raccontato la storia, ai tanti uomini e donne che si sono indignati, che hanno firmato, scritto e offerto il loro aiuto.
Si è costituito su Facebook un gruppo per seguire gli esiti del processo. Io ho il mio lavoro di progettista e tecnico ambientale, quindi non ho molto tempo per scrivere, però considero necessario – per saldare il debito di gratitudine contratto con tutte queste persone – di tenerle informate. Non bisogna abbassare la guardia.
Sarebbe davvero necessario scatenare tutta questa energia morale presente nel paese e che mi ha aiutato cosi tanto per lavorare contro la corruzione. Pare banale ma sarebbe necessario ricreare e nutrire una etica pubblica, per fare in modo che domani, denunciare la corruzione, sia più semplice, più facile, addirittura più conveniente. Solo così possiamo cavarcela, solo così possiamo invertire la tendenza che ci vede scivolare nelle classifiche internazionali come Transparency International.
Penso che sarebbe necessario che, proprio come alcune associazioni, come Libera, che lavorano sulle mafie, sull’estorsione, sui testimoni di giustizia, vi siano soggetti autorevoli che aiutino chi vuole denunciare la corruzione.