Napoli doveva essere pulita entro sabato. Così almeno aveva promesso, per l’ennesima volta Berlusconi. Invece sono circa 1800 le tonnellate di spazzatura non raccolte che rimangono lungo le strade della città, 100 in più rispetto a ieri. L’Asia, l’azienda speciale di igiene, sta proseguendo la raccolta straordinaria nel tentativo di alleggerire i disagi in tutti i quartieri della città. Il Comune di Napoli sversa solo una parte dei rifiuti prodotti nella discarica di Chiaiano mentre un ingente quantitativo finisce negli impianti Stir della provincia di Napoli che però non ricevono perché continuamente saturi. Che il piano di B. sia naufragato, oggi lo sostiene apertamente anche il Mattino di Napoli. Il quotidiano della città titolava stamattina: “Il piano di Berlusconi naufraga, la città resta una discarica”.

Insomma, non sabato, non domenica e nemmeno lunedì. Perché la Campania abbia un sistema di smaltimento a prova di intoppo ci vorranno almeno tre anni. A dirlo è lo stesso governatore della Regione, Stefano Caldoro, in una intervista a Sette, il settimanale del Corriere della Sera: “quando la raccolta differenziata avrà raggiunto percentuali accettabili e quando entreranno a regime i termovalorizzatori di Salerno e di Napoli”. “Nel frattempo – prosegue Caldoro – vanno aperti molti impianti intermedi Stir, quelli dove si tritano e imballano i rifiuti, e due nuove discariche”. “Il piano berlusconiano del 2008 ha messo in piedi un sistema ottimo – sostiene il governatore – Ma per ora legato a un equilibrio fragile. Se viene chiusa una discarica per le proteste dei cittadini o se si ferma una linea del termovalorizzatore per manutenzione, si blocca tutto. Quando la Protezione civile è venuta da me e ha detto ‘noi chiudiamo questa emergenza in dieci giornì, sono rimasto terrorizzato. Non tenevano conto di un fattore rilevante: la criminalità organizzata contrasta un sistema di regole e un ciclo produttivo che crea ricchezza e servizi – sottolinea il governatore – lo boicotta. Quando ti trovi i camion con le gomme squarciate, anche se il piano è buono, non vai lontano”.

Quali che siano le cause, l’emergenza ad oggi non è finita. Anzi, se possibile peggiora. Ieri gli scontri sono tornati al centro della cronaca. A Boscoreale, dove è stato dato alle fiamme il portone del municipio e precari e studenti sono scesi ancora in piazza, tra roghi e scontri. E c’è chi per protestare ha messo a lutto il lungomare di Napoli. Cinque chilometri di strada da Largo Sermoneta a Castel dell’Ovo, coperti da un lungo drappo nero. La protesta, promossa dai Consorzi Borgo Partenope e Caracciolo Mergellina ha visto i dipendenti e i titolari di ristoranti, bar e chalet del lungomare alternarsi per reggere lo striscione. Per tutta la giornata, i locali resteranno chiusi e il lungomare di Napoli, per una sera, resterà senza luci per la serrata dei ristoranti.

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