L'ex onorevole dell'Italia dei valori è stato condannato in secondo grado a pagare 200mila euro. Una vicenda che nel luglio scorso si è trasformata in un avviso di garanzia per calunnia e produzione di documenti falsi
Per capire, però, bisogna tornare indietro al 1987. Da qui parte la sua storia giudiziaria. A dare il la, un debito non pagato per 12 anni e un conto finale da 200mila euro. All’epoca Scilipoti è vice sindaco del Comune di Terme Vigliatore, provincia di Messina. Tra i tanti impegni, c’è anche il progetto di un centro medico di tre piani. Dovrebbe chiamarsi Esculapio e sulla carta prevede 61 posti letto per 10 tipi di specializzazioni mediche. L’autore del piano è l’ingegnere Carmelo Recupero. L’incarico lui lo riceve direttamente da Scilipoti. L’opera però non va in porto, ma Recupero non viene mai pagato. Nel 1997 il professionista chiede e ottiene un decreto ingiuntivo. Il politico però non demorde. Tanto da arrivare a negare di aver firmato i progetti dell’ospedale. Ma c’è di più. Scorrendo le pagine delle sentenza d’appelo del tribuanle di Barcellona Pozzo di Gotto si scopre che l’ormai ex parlamentare dell’Idv sostiene di trovarsi in Brasile al momento della firma. Motivo del presunto viaggio: lezioni universitarie. Gli avvocati di Carmelo Recupero, però riescono a dimostrare che in quel periodo il vice-sindaco si trova in comune a presiedere un consiglio comunale. Non è finita. Nel 2008, infatti, il tribunale dispone anche un esame calligrafico. Dalla perizia emerge che tutti i documenti sono stati firmati da Scilipoti. Nel luglio 2009 arriva la sentenza di secondo grado nella quale, fra l’altro si legge che Scilipoti “sperava di ottenere un finanziamento per l’opera sfruttando la propria carica e di contatti politici”.
La questione, però, si complica ulteriormente. Il 19 luglio scorso si passa dal civile al penale. Nelle vicenda della casa di cura, Scilipoti risulta indagato per calunnia e produzione di falsi documenti. A novembre gli viene recapitato un avviso di garanzia. Da qui la richiesta dell’onorevole di essere ascoltato dai magistrati. Della cosa, infine, viene messo a conoscenza anche Antonio Di Pietro. Il 5 agosto l’ingegnere Recupero decide, infatti, di esporre il suo caso al leader dell’Idv, allegando tutte le carte che interessano il deputato. “Egregio onorevole Di Pietro, debbo significarle che nell’Idv, purtoppo è presente un soggetto, mi riferisco all’on. Domenico Scilipoti che a mio parere non rende giustiziaal movimento dal Lei rappresentato”.
Leggi la lettera inviata ad Antonio Di Pietro