Politica

La lettera aperta di Belisario a Razzi e Scilipoti

”Caro Antonio, caro Mimmo, mi sorprende e mi amareggia molto la vostra decisione di lasciare il partito che insieme abbiamo contribuito a costruire e a far crescere. Sapete bene, però, se il nostro comune impegno ultra decennale non lo avete considerato una messa in scena, che abbiamo combattuto battaglie in cui abbiamo creduto e in cui di sicuro anche voi credete ancora”. Così comincia la lettera aperta che il presidente dei senatori dell’Idv, Felice Belisario, ha pubblicato sul proprio blog e inviato agli onorevoli Antonio Razzi e Domenico Scilipoti che hanno annunciato l’uscita dal partito di Di Pietro e si accingono ad astenersi o a votare per Berlusconi martedì prossimo.

“In ogni partito – scrive Belisario – ci possono essere dissensi o incomprensioni, fanno parte della normale e fisiologica dialettica democratica, ma non si manda alle ortiche in un solo momento quanto fatto di buono in tanti anni. E’ inconcepibile, a mio parere, il vostro malanimo nei confronti dell’Idv. Ma, ammesso pure che non ne vogliate più sapere, cosa che mi riesce difficile comprendere, avete scelto il momento sbagliato per abbandonare il partito. Siamo di fatto alla vigilia della cacciata del peggiore Presidente del Consiglio che l’Italia repubblicana abbia avuto. Ce l’abbiamo messa tutta e possiamo riuscire in un’impresa che credevamo ancora lontana nel tempo.

Tutto il nostro comune lavoro in  Parlamento, tutti i nostri voti, tutti i nostri atti, avevano come fine principale quello di mandare a casa Berlusconi, con il  suo osceno modo di governare l’Italia, e di riportare una compiuta democrazia nel nostro Paese, avendo identificato proprio in lui e nel suo devastante conflitto di interessi il motivo principale dei rischi e degli attacchi a cui sono sottoposte ogni giorno le nostre istituzioni”. Ebbene – conclude Belisario – mi appello proprio al vostro senso delle istituzioni: non rinnegate la vostra storia. Il vostro eventuale voto di fiducia, o anche un voto di astensione, vuol dire voltare le spalle prima di tutto a voi stessi, al vostro operato di tanti anni, ma anche al vostro Paese e ai vostri elettori che vi hanno voluto in Parlamento per mandare definitivamente a casa il dittatore di Arcore, non per salvarlo. Con loro e con la vostra coscienza dovrete fare i conti. Spero che con senso di responsabilità farete una ulteriore e doverosa riflessione”.