“Il presidente non c’è, ma non importa. Sarete voi giornalisti a portargli il nostro messaggio”. A parlare così sono un centinaio di poliziotti che ieri mattina si sono dati appuntamento ad Arcore, davanti all’ingresso della villa di Silvio Berlusconi per protestare contro i tagli al comparto sicurezza. Il presidio, indetto a livello unitario dai sindacati di polizia, corpo forestale dello Stato, vigili del fuoco e polizia penitenziaria, è stato organizzato per denunciare ancora una volta quello che sta avvenendo.
Nonostante le rassicurazioni ricevute dalla maggioranza, gli agenti denunciano infatti, una situazione al limite della sopportazione. Solo in Lombardia, secondo i sindacati, mancano 5.000 agenti. La stradale è sotto organico del 45 per cento, la Polfer del 57 e la polizia postale addirittura dell’80. “Sta arrivando l’Expo e a Milano siamo scesi da 36 a 12 volanti. Manca anche il personale per sorvegliare aeroporti e stazioni ferroviarie”, denuncia Calderone, segretario lombardo del Sap.
“Il governo non ha presentato un emendamento che è fondamentale per tutelare la specificità del nostro lavoro – dice Mauro Guaetta, segretario del Siulp di Milano – dopo i due miliardi e mezzo di tagli, se non riusciremo ad uscire con le volanti e a organizzare la sicurezza in occasione di partite e manifestazioni, il problema sarà soprattutto dei cittadini”. “Nelle ultime Finanziarie i tagli sono stati di oltre due miliardi di euro – spiega Santino Barbagiovanni, segretario regionale Silp Cgil della Lombardia – e siamo al collasso. Oltre alla mancanza di personale dobbiamo anche fare i conti con il blocco degli stipendi. Se sono necessari straordinari per far fronte alla mancanza di personale, questi non vengono pagati”.
Non solo Arcore. Analoghe proteste sono andate in scena in tutta Italia: dal Senato alle questure, alle prefetture delle principali città. “Chiediamo solo di fare il nostro lavoro”, dicono all’unisono gli agenti davanti ai cancelli di villa San Martino. Nel mirino, oltre ai tagli, ci sono le promesse non mantenute dalla maggioranza. “E se non possiamo credere all’esecutivo non possiamo credere più a nessuno”, dice Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap. “Il governo ha vinto le ultime elezioni soprattutto sulla sicurezza – afferma Piergiorgio Panzeri, segretario nazionale del Sap – ma è un paradosso: è più di un anno che tutte le nostre richieste vengono disattese e questi tagli smantelleranno definitivamente le forze di polizia”.
Gli agenti si sentono abbandonati e traditi dall’esecutivo. “Maroni rivendica gli importanti colpi inflitti alla criminalità organizzata – continua Panzeri – ma quei successi sono solo merito nostro e della magistratura”. Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa penitenziari rincara: “È appropriazione indebita. Quando Alfano, Maroni o Berlusconi rivendicano come loro meriti la lotta al crimine, io, fossi un magistrato, procederei contro di loro. Se in questo paese ancora si arresta e si sorveglia è solo per la nostra grande professionalità”.
Nelle patrie galere la situazione è al collasso. Oltre ai tagli, gli agenti penitenziari devono fare i conti con il pesante sovraffollamento. “Mancano addirittura i mezzi per il trasferimento dei detenuti dalle celle alle aule dei tribunali – prosegue Sarno –. A San Vittore per ogni mille detenuti abbiamo due pullman e due furgoni. Il risultato è che alcuni processi non vengono celebrati perché non riusciamo a portare i reclusi al Palazzo di Giustizia”.
Disagi condivisi anche dai vigili del fuoco. “Siamo scesi in piazza assieme agli agenti di pubblica sicurezza perché la loro battaglia è anche la nostra – dice Vincenzo Reina, segretario del sindacato autonomo Co.Na.Po. della provincia di Milano – A Milano noi pompieri utilizziamo delle autoscale con 35 anni di vita che hanno ancora la guida a destra”. Persino le guardie forestali denunciano una carenza di organico operativo di oltre il 35 per cento. “Il risultato di questa situazione – spiega Fabio Cantoni, segretario regionale del Sapaf – è un rischio soprattutto per la difesa dell’ambiente”.
La giornata di ieri è solo una tappa in vista della manifestazione nazionale del 13 dicembre davanti a Montecitorio. I poliziotti non si fermano, ma nessuno sembra ascoltarli. Ieri pomeriggio, a Roma, il ministro dell’Interno e il capo della polizia hanno presentato il calendario 2011 della Polizia.
Più volte sollecitato dal Fatto sulle ragioni della protesta, Maroni ha scelto di non rispondere. Secondo Manganelli, invece, il merito della polizia è anche quello di lavorare con le risorse disponibili: “I nostri sindacati protestano come quelli delle altre categorie. La sicurezza dei cittadini non è in discussione”. Peccato che le risorse, secondo gli agenti, siano davvero finite.
di Lorenzo Galeazzi e Silvia D’Onghia dal Fatto Quotidiano del 08 dicembre 2010