Il piano del governo per liberare la città dalla monnezza è fallito. Per strada oggi ci sono 1.250 tonnellate di rifiuti. Ma il centrodestra si occupa solo di ribaltoni
Oggi scadono i 15 giorni, tempo previsto dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi per cancellare l’onta dei rifiuti e riportare la città “al suo splendore”. Ma Napoli è sommersa dalla spazzatura e in molte strade è stato ripristinato il senso unico di marcia con i cassonetti stracolmi a ostacolare il transito di auto e pedoni. L’ultimo bollettino del comune parla di 1.250 tonnelate di pattume a terra. L’emergenza, dunque, resta. Ma questo pare importare poco al Pdl che proprio oggi si è riunito in vista el voto di sfiducia preveisto per il 14 dicembre. Tra i partecipanti il sottosegretario Daniela Santanché e il coordinatore regionale campano Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Cosentino si è detto soddisfatto della partecipazione all’iniziativa e intimato a Gianfranco Fini le dimissioni: “Comunque vada il voto di fiducia deve dimettersi da presidente della Camera, perché non si può fare contemporaneamente il garante delle istituzioni e il capopopolo”.
E mentre nei palazzi del potere si fa finta di nulla, le montagne di rifiuti ingolfano i sottopassi dell’area parcheggio del centro direzionale dove ha sede la Regione Campania e gli uffici giudiziari del Tribunale di Napoli. Le prenotazioni alberghiere calano a picco e i commercianti sono costretti al drappo nero come ennesima forma di protesta. Nella notte scorsa sono ripresi i roghi appiccati ai cumuli di immondizia ammassati in ogni dove. La situazione diventa insostenibile in provincia dove si calcola la presenza in strada di almeno dieci mila tonnellate, interi marciapiedi sono coperti da rifiuti, serpentoni che arrivano fino a cinquanta metri, ancor più devastate le zone periferiche. Gli impianti Stir ( ex Cdr) dove i comuni scaricano sono stracolmi, file di camion attendono il proprio turno. Alcuni automezzi sono in coda da giorni, i dipendenti svolgono il loro turno e si danno il cambio in attesa di conferire. I comuni che si affidano al porta a porta soffrono molto meno la crisi perché le frazioni differenziate vengono regolarmente smaltite nei centri di raccolta.
La situazione è piuttosto chiara. Lo scadenziario del Cavaliere è del tutto fallito. Eppure, nonostante questo, oggi Nicola Cosentino si è occupato di ribaltoni e ribaltonisti in vista del voto di sfiducia. Ha evocato il ribaltone politico del 1999 come causa dei mali della Campania: “Tutti qui ci ricordiamo del ribaltone che nel ’99 portò alla fine del governo regionale della giunta di Antonio Rastrelli: da quel momento cominciò l’accozzaglia di partiti di centrosinistra che ha portato la Campania alla difficile situazione attuale”. In realtà quella vicenda portò alla presidenza Andrea Losco, iscritto all’Udr di Clemente Mastella, mente di quell’operazione. Oggi Mastella è parlamentare europeo, eletto nelle liste del Pdl, e sostiene con il suo partito il governo regionale di Stefano Caldoro. Con la città e la provincia coperte dai rifiuti, Cosentino ha voluto precisare: “Berlusconi si è sempre impegnato per la Campania ed è venuto personalmente a risolvere la crisi rifiuti del 2008 e ora sta lavorando per l’aiuto delle altre regioni nella crisi attuale”.
E in effetti Cosentino di rifiuti ne capisce. Nell’avviso di conclusione indagini recapitatogli nei giorni scorsi dalla procura di Napoli, nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per i suoi rapporti con il clan dei Casalesi, viene dato ampio spazio proprio al suo ruolo nella grande crisi “pilotata” dei rifiuti. Si legge: “Contribuiva in modo decisivo alla programmazione e attuazione del progetto finalizzato a realizzare nella regione Campania un ciclo integrato dei rifiuti alternativo” con l’obiettivo “di creare un’illecita autonomia gestionale a livello provinciale, controllando direttamente le discariche, luogo di smaltimento ultimo dei rifiuti, ed attivandosi nel progettare la costruzione e gestione di un termovalorizzatore”.
Di inceneritori parla da Roma anche il Pd. Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli, propone due discariche e due inceneritori per uscire dalla crisi. Una ricetta già sentita, che trova d’accordo lo stesso governo e le grandi banche, il partito trasversale dei bruciatori. L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ieri a Napoli, ha fatto sapere: “Il gruppo Intesa Sanpaolo è disposto a sopportare la costruzione dei termovalorizzatori di Napoli e Salerno”.
di Nello Trocchia