“Vergogna, vergogna” urla Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, a proposito della decisione della procura di Roma di aprire un fascicolo sulla compravendita dei parlamentari. Non so quale fondamento possa avere questa inchiesta, ma noto che da settimane tutti i giornali italiani e non solo stanno raccontando le cronache del mercato con tanto di borsino, quotazioni, richieste e offerte.

“Pagano bene, una rielezione può costare anche duecentomila euro…”, non sono parole dei giudici, ma dell’onorevole Calearo che, successivamente, ha aggiustato il tiro, ma ha subito aggiunto: “Io non ne ho bisogno perchè sto bene di mio…” Altri hanno parlato di muti da pagare, di consulenze fantasma, di possibili sistemazioni in altri enti. Di grazia, cosa avrebbero dovuto fare i giudici? Mettersi il cappuccio e girarsi dall’altra parte? Il fascicolo non è stato aperto solo in seguito alle denunce di Antonio Di Pietro o di Bersani, ma sono state le stesse dichiarazioni dei protagonisti del mercatino ad innescare l’inevitabile apertura dell’inchiesta.

Il deputato Antonio Razzi, passato dall’Italia dei Valori al voto di fiducia per Berlusconi ha riempito le caselle postali dei parlamentari con le sue denunce dettagliate contro i tentativi di corruzione . Ciascuno di noi, da settembre ad oggi, ha ricevuto decine e decine di disperati messaggi nei quali si denunciava il pressing continuo della destra e l’offerta di regali, e addirittura il pagamento del mutuo, addirittura queste denunce furono ripetute solennemente, lacrime agli occhi, davanti a Di Pietro, in ripetute conferenza stampa, dalle più diverse tribune pubbliche, con tanto di applausi e tripudio di folla.

“Sono un operaio, sono una persona perbene, non sono in vendita…”, queste la parole di Razzi dette e scritte, ripetute a ciascuno di noi sino a qualche giorno fa. Cosa sia accaduto dopo non lo so, ma sicuramente un magistrato degno di questo nome, dopo aver letto le parole del medesimo Razzi, non può esimersi dal convocarlo e dal chiedergli chi mai abbia tentato di comperarlo. E perché.

A quel punto Razzi avrà due possibilità: o confermerà tutto e metterà nei guai i nuovi amici, oppure potrebbe dichiarare di essersi inventato ogni cosa, in questo caso potrà essere accusato di aver diffuso notizie false e tendenziose “atte a turbare l’ordine pubblico”, come si usava dire un tempo. Oppure potrebbe decidere di dimettersi prima del voto, così potrebbe dare una bella lezione a tutti quei bricconi che osano sospettare sul carattere gratuito del suo pentimento e della sua conversione sulla strada di… Arcore.

Diteci voi quali delle tre soluzioni sarà sicuramente scartata da Antonio Razzi?

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