Julian Assange è in carcere a Londra dal 7 settembre. Il presidente Usa Barack Obama prova a ricucire i rapporti con Messico e Turchia, ma i cablogrammi in possesso di Wikileaks continuano a svelare le opinioni del Dipartimento di stato americano sugli altri Paesi. Ultima in ordine di tempo, la diffusione di due testi sulla Colombia e sulla Turchia.
Secondo un cablogramma del 6 dicembre del 2007, l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe confidò tre anni fa a una delegazione statunitense in visita a Bogotà la sua opinione sul presidente Chavez: “Hugo Chavez è una minaccia per il Sud America”. Una minaccia così grave da essere paragonabile “a quella di Hitler per l’Europa”. In particolare, all’incontro parteciparono i vertici politici colombiani e sette senatori degli Stati Uniti. A loro, il presidente Uribe espresse chiaramente la sua preoccupazione per “i piani espansionistici” che il suo omologo venezuelano avrebbe avuto in serbo per la diffusione “del modello del nuovo socialismo” in America Latina. Una minaccia che Uribe compara a quella che, per l’Europa, fu l’avanzata di Hitler. Chavez, si legge nel dispaccio, vuole “costruire un impero personale” e il suo modello “viola valori della democrazia come la libertà di stampa”, le libere “elezioni locali e l’autonomia della Banca Centrale”. Uribe parla anche della sua recente rottura con il presidente venezuelano, che potrebbe usare i gruppi rivoluzionari “delle Farc come una sua milizia all’interno della Colombia per rovesciare l’attuale governo democratico”. E – conclude Uribe – i recenti atteggiamenti del leader bolivariano hanno condotto la Colombia “a sospendere Chavez dal ruolo di negoziatore” con le milizie rivoluzionarie colombiane.
Un altro dispaccio riportato dalla versione online del settimanale tedesco ‘Der Spiegel’ spiega come il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle fosse molto scettico sull’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Secondo il cablogramma, fin dalla sua prima visita negli Usa, nel novembre 2009, il vicecancelliere, fresco di insediamento, aveva manifestato dubbi più seri di quanto fosse stato noto fino a oggi sull’esito positivo delle trattative in corso. La Turchia, sostenne Westerwelle incontrando Hillary Clinton, è troppo grande e troppo poco moderna per essere integrata in Europa. Se i tedeschi fossero chiamati a decidere oggi, chiarì in quel colloquio, la risposta sarebbe un chiaro ‘no’.
(ER)