“Il paese di tutto aveva bisogno tranne che di una crisi al buio”. Così Silvio Berlusconi è intervenuto alla presentazione del libro di Bruno Vespa dopo essere stato al Quirinale per riferire, come da prassi, del risultato del voto di fiducia. Fuori dal al Tempio di Adriano, dove è in corso la presentazione, la zona è blindata dalle forze dell’ordine.
“Certamente il capo dello Stato tiene al fatto che il Governo e la maggioranza che lo sostiene siano le più solide possibili – ha detto il premier – io nei discorsi al parlamento ho indicato con chiarezza quali sono le azioni che pensiamo di mettere in campo. Un tentativo di allargamento della maggioranza credo che sia abbastanza prevedibile, ci siano parlamentari che possano pensare di rientrare nel Governo”. Così come “ci sono gruppi nel parlamento che non vogliono restare dove sono ora, come i Democristiani. E quindi credo che ci sarà la possibilità di aumentare consistevolmente la maggioranza. Pre quanto riguarda il governo vedremo come ampliare la squadra, comunque ottima. Ritengo di avere la fortuna di una squadra di governo già molto valida”. In merito a Futuro e Libertà e a Gianfranco Fini, Berlusconi è lapidario: “Non c’è alcuna possibilità di tornare nella maggioranza, anche alla luce dell’intervento fatto da Bocchino stamani alla Camera”. Ma sulle dimissioni del presidente della Camera il premier si è trincerato dietro un “no comment” istituzionale. In vista di possibili elezioni anticipate, Berlusconi si è detto sicuro di vincerle considerato, ha detto, che siamo al 44% delle preferenze. “Le altre formazioni non possono neanche arrivare al 40%”.
Il Cavaliere parla poi dei rapporti con il partito di Pier Ferdinando Casini. “C’è stato questo dissenso tra noi e l’Udc, in particolare con Casini. Quando successe il fatto del 29 luglio, quando cioè Fini disse vogliamo fare un gruppo separato dal Pdl e poi un nuovo partito, sottoposi a Casini l’occasione che secondo me la storia gli offriva: un governo sostenuto da una maggioranza, in questa maggioranza si apre una ferita e una frattura, 37 deputati che si dislocano in un altro gruppo. Casini aveva 35 deputati, lo stesso numero. E poteva aggiungersi al supporto della maggioranza del governo, senza chiedere nulla, con un gesto che sarebbe stato universalmente apprezzato come gesto di responsabilità. Per nobilitare questo gesto non avrebbe dovuto chiedere ministri o sottosegretari, cosa che avrebbe comunque avuto nel giro di qualche mese. Casini non ritenne di accettare e mi spiace. Siamo rimasti lì, Casini desidera che ci sia una crisi di governo”.
Spiega Berlusconi: “Casini voleva che ammettessimo che il governo aveva fallito. Io non me la sono sentita di andare dagli italiani a dire ‘abbiamo fallito’, anche perché il governo va avanti e non ha fallito”. Noi, ha aggiunto, “siamo ancora molto forti. Se in Italia vado in giro, entro in un negozio, fermo il traffico; per non parlare dei paesi: blocco un intero paese”.
“Nelle democrazie del mondo – ha proseguito Berlusconi – esistono situazioni di questo tipo, non si dice che il governo non può governare. Cosa non può fare il governo? non può fare riforme non condivise dall’opposizione. Quindi deve trovare prioritariamente l’accordo con l’opposizione sulle riforme. Ma noi non siamo in questa situazione, noi abbiamo i numeri. Abbiamo una maggioranza risicata alla Camera ma che siamo sicuri di poter ampliare. Non ci sono ostacoli sulla sicurezza, sulle grandi opere. L’attività di governo va avanti senza rallentamenti e senza dubbi”.
Berlusconi parla a ruota libera. Ricorda: “Una sera, costretto a letto con un’influenza, ho visto in sequenza il tg3, ballarò, linea notte. Poi sono andato in bagno e guardandomi allo specchio mi sono detto: ‘Sei un dittatore sanguinario, sei un gangster”. Vespa lo interrompe: “Un momento di verità?”. Il premier non gradisce e, mimando il gesto del pugno, ribatte: “Verità? Vespa posso anche picchiarla”.