“Uomo politico di riferimento per il sodalizio criminale a Siderno ed a livello regionale, promuovendo anche in tale veste gli interessi della cosca e favorendo, anche nell’adozione di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio”. Questo il profilo, tracciato dalla Dda reggina, dell’ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni, raggiunto ieri da un provvedimento di fermo con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo quanto si legge nelle oltre mile pagine dell’ordinanza firmata dal gip anche il sindaco della cittadina della Locride è affiliato con il grado di “santista”alla cosca Commisso, una delle consorterie più potenti e ricche della ‘ndrangheta reggina. Una famiglia mafiosa, capace di interfacciarsi con i locali del Canada e dell’Australia, guidata oggi dal “Mastro” Giuseppe Commisso.
“Pure il sindaco di Siderno è un cristiano come noi”, “…da diverse parti hanno il sindaco … in tanti locali”, “… per dire… per dire il Sindaco di Siderno.. .il Sindaco di Siderno lo sapete che è capo locale a Siderno”. Sono queste le frasi che danno il senso di come, a Siderno, non sia così marcata la separazione tra gli affiliati e la zona grigia. A volte coincidono o siedono insieme al palazzo comunale. Pupari e pupi spesso si sovrappongono. Chi stabiliva, invece, i candidati che dovevano rappresentare la cosca nelle istituzioni era il “Mastro” che, secondo la Dda, “sembra possedere una macchina infernale, capace non solo di favorire l’esito elettorale, bensì di distruggere, sul piano politico, qualsiasi avversario”.
Un passato nel centrodestra e candidato (non eletto) con Agazio Loiero nella giunta regionale di centrosinistra, Figliomeni non è l’unico politico coinvolto nell’inchiesta Recupero” nell’ambito della quale il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 53 persone su richiesta del procuratore capo Giuseppe Pignatone, dell’aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Antonio De Bernardo.
I carabinieri e la squadra Mobile hanno notificato cinque avvisi di garanzia: ai due ex consiglieri regionali Luciano Racco (ex socialista candidato alle ultime elezioni con il Pd) e Cosimo Cherubino (ex Nuovo Psi transitato nel Popolo della Libertà), al sindaco di Casignana Pietro Crinò (fratello dell’ex senatore Crinò), all’ex assessore comunale di Siderno Antonio Commisso e all’ex consigliere comunale Giuseppe Tavernese. Gli ultimi due sono indagati per associazione mafiosa, mentre gli altri tre per voto di scambio. Il solo Cherubino risponde anche di concorso esterno in 416 bis.
In una conversazione con il cugino Francesco Commisso, il Mastro spiega i criteri per scegliere i candidati. Criteri che devono tenere in considerazione i vantaggi perché un’eventuale elezione possa rivelarsi funzionale alla cosca: “Se poi noi vogliamo aiutare una persona…se è buono, qua e la… adesso quello, se tu pensi che se fosse stato buono il Sandricello, alle volte…c’è un amico di Reggio che gli fanno una via a Cherubino, dico, sempre con la garanzia mia pure… grazie a …(inc.)… a questo sciancato e lui adesso lo aiuta… lui va il Cherubino…”.
Siamo in piena campagna elettorale quando gli inquirenti intercettano il Mastro che parla di politica e che lascia intendere indispensabile il suo appoggio a Cosimo Cherubino. Quest’ultimo, fortemente voluto dal governatore Scopelliti nella lista del Pdl, era “il favorito dei gruppi di Reggio Calabria”, per vincere le prossime elezioni. Ma Giuseppe Commisso è uno che si sa vendere e i voti li centellina agli “amici degli amici”.
E Racco? “Anch’egli candidato, “è capace lui e Luciano… – afferma il boss – per questo discorso… io non gli ho parlato male neanche prima e lui lo sa, che io conosco (inc.)… lui gli ha detto a un amico “a me lui…” se ha parlato e ve lo ha detto questo qua… che loro devono fare questa unione con questo e questo voleva che ci fosse qualcuno…non vi preoccupate che lui li mantiene gli impegni… e questo qua ci dà pure, questo di Reggio e prende voti da tutte le parti… da tutte le parti…”.
Se Racco si sente messo da parte e trascurato dalla “famiglia”, ci pensa Commisso a rasserenare il suo animo in vista delle elezioni di marzo. Il Mastro non è uno sprovveduto, e sa bene che i servizi di un politico regionale potrebbero tornargli utili, pertanto chiarisce a un sodale Muià di aver incaricato suo nipote “Micarello” di tranquillizzare Luciano Racco sul loro sostegno, dicendogli: “…tu non gli devi dire che non lo votiamo, gli ho detto io, a Luciano… non glielo devi dire che io ti ho detto che non lo voto, che poi quando parlo io, so io cosa gli devo dire… tu gli dici: mio zio… se gli vuoi dire gli dici questo: mio zio ha detto che qua ti dobbiamo aiutare tutti che lui ti aiuta a te, gli ho detto io… pure se capita che abbiamo bisogno per qualche posto… noi non ce la dobbiamo guastare con nessuno…”. Un aiuto che, come ovvio, richiederebbe un contributo di ritorno.
Per sponsorizzare Figliomeni (che avrebbe avuto solo il sostegno di una parte della famiglia Commisso), dal Mastro si recano anche persone da fuori paese, con l’intento di convincere il boss a far votare l’ex sindaco: “…ieri è venuto qua uno di Stilo, io se voglio, se avrei voluto glieli toglievo questo è un amico con i Crea, con i Crea…(inc.)… sono carcerati tutti… mi chiama ci vediamo fuori e dice: è venuto a trovarmi Sandro Figliomeni, dice che dobbiamo fare un po di movimento in merito…”… allora se glieli date voi… che io non gli do niente… solo questo gli ho detto, ma glielo ho detto in un modo… mi ha detto: “io non lo voto!”… io non gli ho detto niente, ma gli avrei voluto dire: io non lo voto neanche…”.
Nonostante i calcoli dei Commisso, la Locride non è riuscita ad esprimere neanche un consigliere regionale. Troppe divisioni hanno frazionato i voti per cui nessuno dei candidati della provincia Jonica ha ottenuto i consensi necessari per un seggio a Palazzo Campanella. Eppure, dalle carte dell’inchiesta “Recupero” emerge che ci sono stati politici che avrebbero rinunciato a un posto in lista per favorirne altri. Per soldi.
Scrive il pm De Bernardo: “Commisso Giuseppe dimostra di conoscere bene le trame politiche che starebbero intessendo Cherubino e il consigliere Regionale Racco Luciano, giacché è noto che avrebbero avrebbe pagato Crinò Franco per non candidarsi alle prossime elezioni e, quindi, lasciare la strada libera a loro: “Gli ha dato soldi a Franco Crinò…(inc.)… per farlo uscire e per non farlo candidare e dici che a te ti ha chiamato Cherubino e vi siete messi d’accordo che te ne devi uscire …(inc.)… così nominano a me, avete capito, che così nominano a me… e dice: “se non ci riesco, qua e là”… dice che mio zio me lo ha detto (inc.) che fino all’ultimo volevano a volevano a lui perché poi …(inc.)… e mi hanno nominato a me…”.
di Lucio Musolino