Il direttore generale dell'epoca e l'ex direttore di Raidue dovranno pagare 110 mila euro ciascuno per aver allontanato Michele Santoro dal servizio pubblico in seguito al diktat di Silvio Berlusconi pronunciato da Sofia il 18 aprile 2002
La Corte di Conti ha condannato Agostino Saccà e Antonio Marano al pagamento di 110 mila euro ciascuno per responsabilità erariale nella vicenda legata all’allontanamento di Michele Santoro dal servizio pubblico. La decisione è relativa all’esposto presentato dal legale del giornalista, Domenico D’Amati, contro l’allora direttore generale e l’ex direttore di Raidue che eseguirono materialmente il cosiddetto ‘editto bulgaro’ pronunciato da Berlusconi il 18 aprile 2002 da Sofia.
Federico Tedeschini, legale dell’ex dg Rai Saccà, ha commentato: “E’ più una vittoria che una sconfitta a fronte di un’iniziale richiesta danni pari a 1 milione e 800 mila euro. Dobbiamo ancora leggere le motivazioni – aggiunge – ma siamo convinti che questioni di tipo non esattamente giuridico poste dalla Corte, come un vizio procedimentale. In ogni caso presenteremo appello non appena le avremo lette”.
Di diverso avviso il legale di Michele Santoro, Domenico D’Amati, che ha spiegato: “La decisione della Corte dei Conti che ha condannato Agostino Saccà e Antonio Marano al pagamento di 110 mila euro per il caso Santoro è un importante precedente” che “afferma due importanti principi”. “Il primo – spiega D’Amati – è che la Rai è un’azienda pubblica e quindi i suoi amministratori la devono gestire in modo da non danneggiare l’erario. Il secondo è che la cattiva gestione del personale è titolo di responsabilità, anche a livello individuale, degli amministratori”. D’Amati sottolinea anche che “ci sono molti altri casi, magari meno noti della vicenda Santoro, di persone accantonate ingiustamente, che hanno continuato a ricevere lo stipendio senza poter lavorare nè esprimere la loro personalità. E’ accaduto più di una volta, anche perchè spesso in Rai i cambiamenti di posizione dei dipendenti avvengono in relazione a modifiche degli assetti politici. La sentenza della Corte è dunque un importante precedente”. (ER)