Esilio a Bruxelles
Il 30 gennaio 2004 una cinquantina di associazioni, tra cui la Fnsi, Articolo 21, la Filt-Cgil e l’Arci organizzano a Roma gli «Stati generali dell’informazione». Politici, esponenti dei movimenti, giornalisti. «Flaiano diceva che i giornalisti a volte hanno il loro dittatore preferito», dice Enzo Biagi collegato al telefono: «Nell’ultima campagna elettorale, intervistando Montanelli, avevo previsto una dittatura morbida. Mi ero sbagliato su quel “morbida”…». Giorgio Bocca, in un messaggio registrato: «Vedo obbedienza e rassegnazione a un regime che, nonostante sia continuamente smentito, è sotto gli occhi di tutti». Per Dario Fo «hanno cancellato l’informazione, l’ironia, la satira. Abbiamo provato la censura della Dc, ma brutale e organizzata come questa non la conoscevamo». Poi parla Santoro: «Viviamo nell’impero dei tarocchi. Tutti corriamo il rischio di trasformarci in figuranti, per primi noi che facciamo i martiri della libertà. Così come Lucia Annunziata è un figurante del presidente di garanzia: in realtà è un consigliere di opposizione». L’Annunziata risponde a muso duro: «Santoro è bravo a fare comizi e inventarsi figure retoriche, ma io non mi sento affatto una figurante e credo di averlo dimostrato. Stare fuori è politicamente e storicamente inutile, andarsene vuol dire solo liberare una casella, l’ho detto anche a Daniela Tagliafico [che ha lasciato il Tg1 di Mimun, N.d.A.]. Si può essere prigionieri, ma non figuranti». Poi rivendica non meglio precisate «battaglie» condotte durante la sua presidenza. Alla fine, molto alla fine, se ne andrà anche lei senz’aver lasciato traccia di sé.
Succede di tutto, fra il 2002 e il 2004, in Italia e nel mondo. Ma i giornalisti di Santoro, come quelli di Biagi, non possono più seguire i fatti, a meno che non emigrino in altre testate. Due anni passati come leoni in gabbia: ogni mattina in redazione a leggere le agenzie per non perdere il contatto con il mondo reale, ma senza più poterlo raccontare. Per un giornalista è l’umiliazione più cocente. La frustrazione più bruciante. Roba da impazzire. Il 12 giugno 2004 Santoro si presenta alle elezioni europee con la lista Prodi-Uniti nell’Ulivo e raccoglie 729.656 preferenze, di cui 530 mila al sud dove è il più votato dopo D’Alema, la Gruber e Berlusconi: il primo in assoluto fra i non capilista. Viene eletto eurodeputato. Al viatico per Bruxelles pensa il ministro Gasparri: «Ora abbiamo le prove: la Gruber e Santoro erano un calcare che andava scrostato dalla Rai». Fatto.