L’ultima lettera di Benito di Pasquale Chessa e Barbara Raggi (Mondadori) ricostruisce la storia dei seicento giorni della Repubblica sociale attraverso il carteggio tra Mussolini e Clara Petacci. Gli autori hanno concesso al fattoquotidiano.it di pubblicare una serie di inediti che, per diversi motivi, sono rimasti esclusi dal libro.
L’ideologia e l’amore non rendono Clara una donna poco pratica. Soprattutto quando si tratta di denaro è pragmatica fino alle estreme conseguenze. Tiene conti accurati. Segna i nomi dei ministri che intralciano lei e la sua famiglia e appoggia quanti sono nel suo “partito”. A Salò ogni residua distinzione tra il Duce e lo Stato è scomparsa. Ciò che è bene per Clara è ottimo anche per Mussolini e di conseguenza ministri e ministeri si devono adeguare. Lei non accetta le accuse di essere una “profittatrice del regime”. Quelle accuse che avevano portato lei e i suoi in carcere durante il governo Badoglio. Per difendersi dal sospetto infamante scrive, alla fine del dicembre 1943, una lunga lettera a Vittorio Mussolini, figlio del dittatore e capo della segreteria politica, identificato come il nemico numero uno.
Gentilissimo Vittorio – ho molto riflettuto prima di scrivervi per il rispetto che ho per vostro padre – ma dopo quanto è accaduto di meschino e di ingeneroso – sento che devo.. Non è una giustificazione – ma una chiarificazione necessaria. E’ ora che voi sappiate la verità dei fatti che sin troppo sono stati falsati e sui quali evidentemente siete stato male informato o per mal animo o per scopi imprecisati. La persecuzione di cui mi fate oggetto è vile (…) Non sono la femmina che voi credete Vittorio – sono una donna – una donna nel senso più nobile del significato completo che io do a questa parola – quando comprende sacrificio offerta tutto. Le calunnie abominevoli che han servito ai traditori per fare della bassa propaganda – non dovevano trovare eco nel vostro cuore giovane fresco – che dovrebbe essere ancora intatto nelle illusioni – e non contaminato dall’afflato della miseria umana. Lasciate agli esseri inferiori – inintelligenti- a quella parte della umanità immeritevole di ogni considerazione – alla zavorra che appesantisce di ogni viltà e corrode lo spirito di un popolo – di blaterare e oltraggiare insudiciare tutto. (…) Non ho mai chiesto nulla – non ne avevo bisogno – e se anche ne avessi avuto non avrei mai chiesto. La mia famiglia non è nata con il fascismo – ha vissuto per il fascismo – con fede purissima in un Credo categorico e inequivocabile dall’Avvento – io ero una bambina – mio fratello un fanciullo – i miei ci hanno insegnato a credere.. Noi abbiamo raccolto il retaggio di una tradizione di nobiltà, di lavoro, di onestà – il nome di mio padre da secoli incontaminato è stato da lui rinnovato in un’esistenza di lavoro di sacrificio- in una completa dedizione all’umanità e alla scienza in 36 anni di travaglio professionale di indiscutibile valore e di luminosi trionfi sul male più implacabile… raccogliendo la riconoscenza degli umili e dei grandi. Non ha mai nulla chiesto e nulla voluto. Ha soltanto dato – e l’onta scatenata da un’ira inconsapevole e malvagia sulla sua testa bianca e onorata è una delle pagine più vergognose di questo periodo infausto. E così di mia madre – mamma nel senso più umano e grande tutta la sua vita è stata offerta dedizione ai figli. Suo padre Augusto Persichetti era una delle più nobili e note figure di Roma – professore assessore – arrossirebbe oggi.. Forse ignorate che i fratelli di mia mamma sono i famosi ingegneri che hanno riempito l’Europa di costruzioni… e da prima del 21. Mio fratello anch’esso così infamato ha vissuto nell’anima ardente del fascismo ha portato alla fede il suo tributo d entusiasmo – nelle lotte comuniste del Belgio era ancora un ragazzo – ha continuato la sua opera di propaganda nella marina dove è maggiore medico – è chirurgo esperto e abilissimo – ha due libere docenze. Il suo curriculum forse sfaterebbe molte leggende – alle quali non avrei risposto se la coscienza non mi imponesse di farlo. E’ ora di finirla con questa storia di guadagni illeciti – di affari loschi – di vergognosi traffici… Egli ha messo al servizio del suo Duce la sua intelligenza la sua attività – tentando di fare del bene- di ostacolare il tradimento – di portare la sua piccola pietruzza di fedele al gigantesco lavoro – null’altro. (…) E la situazione morale della mia famiglia sia – con questa messa a punto – chiarita e definitivamente chiusa. Per quanto mi riguarda vi dico ancora… Ho avuto un solo desiderio e una sola aspirazione –essergli di conforto – essere un sorriso nel grigiore del suo lavoro – il sollievo nella sua fatica – una parentesi di dolcezza nel Suo tormento di Grande – grata e felice del Suo affetto – dono sublime – ho chiuso la mia giovinezza nell’offerta.
I rapporti tra Mussolini e il figlio Vittorio erano molto tesi a causa dei Petacci in generale e di Clara in particolare. Convinto che la lettera abbia ottenuto, per lo meno, una pace armata, il Duce scrive:
Mia cara, (…) Molto bella la tua lettera e ritengo che un qualche effetto lo abbia avuto.(…)
Ciononostante Clara deve abbandonare il lago di Garda, almeno per un po’. Parte per Merano dove abita suo fratello Marcello che, a sua volta, attende soldi e passaporto per un trasferimento in Ungheria. Come le ricorda Mussolini nella stessa lettera:
Ai primi di gennaio Marc. avrà quanto occorre per trasferirsi a Budapest e ivi creare una dimora.
Il progetto Ungheria sarà accantonato. Da Merano Clara riceve dalla sua rete di informatori una serie di notizie allarmanti. Massima è stata la sua vigilanza nei confronti delle altre donne. Ora è necessaria una maggiore attenzione perché le altre non sono semplici amanti, ma prezzolate della segreteria politica per scalzarla dal suo ruolo e allontanare per sempre Mussolini. E con lui la protezione per lei e la famiglia. La lettera, torrenziale come al solito, punta contro Pucci, amico di Vittorio Mussolini, membro lui stesso della segreteria politica e incaricato di gestire una parte dei soldi del partito. Scrive Clara:
Queste sono le donne che la tua segreteria politica quel gruppo di greppinati fetidi ti servono per eliminare definitivamente me – poiché a me preferiscono tutto è chiaro – di una marchettara possono servirsene anche loro e manovrarla con me non c’è nulla da fare… (…) Ti conoscono bene – sanno che se riescono a nutrire le tue voglie – tu mi abbandoni al mio destino rinnegando amore e il resto! Il gioco riesce… Il Pucci è andato dalla signora… e si è messo d’accordo… tutto come previsto… Se tu fossi discreto e furbo io ti direi come so… tu scopri le persone e le rovini… Ti dico che Pucci ha detto qui a Merano che le Petacci… abbiamo trovato il loro lato debole e sappiamo che è inutile prendere di fronte – le distruggiamo automaticamente. Chiodo scaccia chiodo è una vecchia e nota storia… Lei non può vederlo – lui è di facile accontentatura – donne disposte ce ne sono a centinaia – il colpo è fatto senza tanta fatica. Siamo riusciti a cacciarla via di qui e questo è stato un colpo da maestro – il Duce non ha reagito da subito – si vede che è questione di donne – lei è lontana poco o niente può fare…Noi portiamo qui la S. con la scusa di sistemarla ecc. – poi la serviamo sul piatto – lui abbocca come sempre ha fatto,,, anche con la B. abbiamo giocato lo stesso tiro – ma con la Petacci qui era più difficile… Vedrete che la Petacci è finita – non le diamo un mese di vita. E così quella sfruttatrice… quella p… da 5 dico 5 lire avrà finito di derubare il Duce ecc. Sei soddisfatto Ben? Ne vuoi ancora di altro? (…)
Mussolini le aveva chiesto di allontanarsi per un breve periodo, prendendo le festività come pretesto in attesa di trovare un modo per chetare le acque. Lei è ferma nel ricordargli la data del sei gennaio come scadenza ultima per il ritorno. Non può rischiare di restare isolata mentre altre donne minano la sua posizione
Io mi attengo alla tua parola detta e scritta prima che mi muovessi da lì.. io il sei dico il 6 sono giù.. Se non mi vorrai vorrà dire che ritirerò tutti i miei abiti tutto quanto ho lasciato e che devo riprendere.. e intanto tu mi darai passaporti visti e valute- e così sarà finita anche questa commedia… Questa accozzaglia di delinquenti potranno fare i ruffiani con le prostitute – potranno tradirti e giocarti per i loro sporchi interessi come prima peggio di prima – poiché oggi è la fine… e io ti farò avere nuove di me – di quel che sarò finalmente diventata così come il tuo tradimento ultimo mi avrà reso stroncando per sempre ogni illusione nella vita e in te e così come tutti mi hanno creduto senza che tu mi difendessi e mi riabilitassi dopo aver dato a te e all’idea più di tutti questi fetenti.
a cura di Barbara Raggi