Loris Mazzetti, lo storico e coraggioso collaboratore di Enzo Biagi, è stato più volte sospeso dalla Rai per aver osato difendere le ragioni del servizio pubblico e per aver sempre anteposto l’articolo 21 della Costituzione alla obbedienza alle logge, alle cricche, alle consorterie di ogni colore e natura.
L’ultima sospensione gli è stata inflitta per aver replicato agli insulti e alle contumelie che i leghisti avevano rivolto alla trasmissione Vieni via con me, perchè Saviano aveva documentato le modalità delle infiltrazioni mafiose anche nei territori padani, anche tra le camicie verdi. Loris, che di quella trasmissione era ed è uno dei responsabili ha ritenuto un suo dovere professionale ed etico replicare a muso duro, cosa che, nel paese dei Razzi e degli Scilipoti, è considerata disdicevole, anche dai cosiddetti cerchiobottisti, i responsabili, come li chiamerebbe Berlusconi.
Per fortuna esistono ancora quelle cose che si chiamano tribunali e che, non a caso, il piccolo Cesare con la sua corte dei miracoli vorrebbe cancellare o almeno mettere sotto il controllo diretto del governo, che sarebbe poi come affidare ad un pedofilo la gestione delle scuole elementari. Questa volta a sgonfiare la tracotanza dei censori è stata la Corte dei Conti, che ha condannato i dirigenti della Rai Agostino Saccà, direttore generale all’epoca dell’editto bulgaro, e Antonio Marano, l’uomo forte di Maroni alla Rai, già sottosegretario leghista, attuale vice direttore generale, all’epoca direttore di Rai Due, al pagamento di centomila euro di sanzione per aver chiuso la trasmissione di Santoro e per aver impedito a lui e alla sua squadra di lavorare.
Si tratta di una sentenza storica perché stabilisce un nesso tra la violazione di un principio di libertà e il danno erariale procurato ad un’azienda di interesse pubblico e nella quale non dovrebbero prevalere logiche di discriminazione e di espulsione, per di più di fronte a quello che era stato un preciso ordine impartito dal presidente del consiglio.
La sentenza è destinata a produrre altri effetti. Ci sono altri dipendenti nella stessa situazione e da tempo in causa. Tra breve, per fare un solo esempio, ci saranno le cause intentate dai giornalisti del Tg1 cacciati da Minzolini e soci, e per la Rai si annunciano altre delusioni.
Come dimenticare il caso di Oliviero Beha, un giornalista scomodo, senza collare nè collarini, sempre urticante, mai ruffiano e che, dopo aver vinto più e più volte in tribunale, si trova ancora senza fissa dimora, quasi un sopportato nella sua azienda, mal tollerato per aver visto trionfare le sue ragioni davanti al giudice.
Che dire di Gilberto Squizzato, un regista della Rai di Milano, costretto a fare causa perchè la Rai si è rifiutata di rispettare le sentenze di primo grado?
Ci resta, infine, una domanda da rivolgere al signor Masi, direttore generale facente funzioni: chi pagherà le sanzioni inflitte a Saccà e Marano? “Le loro sanzioni saranno coperte da polizze assicurative”, hanno dichiarato i legali della Rai. Chi ha pagato queste polizze? Per quale ragione le stesse polizze non sono state stipulate per i conduttori e gli autori delle trasmissioni più esposte e coraggiose da Annozero a Report, per fare qualche esempio? Anzi, per quale motivo ci ha manifestato l’intenzione di non garantire più la copertura legale proprio a quelli che dovrebbero essere considerati i fiori all’occhiello della azienda medesima?
Del resto una Rai che trova un milione di euro per la bulgara Dragomira, non può certo trovare i soldi per assicurare la copertura legale a chi continua a privilegiare l’articolo 21 della Costituzione e a non piegarsi a quelle forme di “prostituzione politica ed etica” che hanno invece non pochi adoratori persino dentro le aule del parlamento, figuriamoci alla Rai!
Un ringraziamento, infine, all’avvocato Domenico D’amati e a tutti i suoi collaboratori, perché il loro impegno per la libertà e il libero esercizio del diritto di cronaca vanno oltre lo scontato rigore professionale e hanno invece il segno di chi davvero ama la Costituzione e la difende con le unghie e con i denti.