Cultura

Il Duce e Mimì, la più giovane
della famiglia Petacci

Pubblichiamo la terza puntata sul carteggio inedito tra Mussolini e l'amante Clara Petacci. Documenti raccolti dagli autori di “L'ultima lettera di Benito” da cui esce un ritratto del dittatore ben diverso da quello dei falsi Diari di Dell'Utri

di RQuotidiano

L’ultima lettera di Benito di Pasquale Chessa e Barbara Raggi (Mondadori) ricostruisce la storia dei seicento giorni della Repubblica sociale attraverso il carteggio tra Mussolini e Clara Petacci. Gli autori hanno concesso al fattoquotidiano.it di pubblicare una serie di inediti che, per diversi motivi, sono rimasti esclusi dal libro.

Myriam, nell’epistolario Mimì, è la più giovane della famiglia Petacci. Fonte di costante preoccupazione per Clara e per Mussolini. Entrambi la trattano come se fosse un po’ la loro figlia poco responsabile. È probabile si sentano in colpa per come la stampa l’ha trattata durante i quarantacinque giorni del governo Badaglio, suggerendo l’esistenza di un menage a trois tra le due sorelle e il Duce. Una voce del tutto infondata. Una cattiveria gratuita. Tuttavia le voci inseguono Myriam anche a Salò, dove si trova imprigionata nel ruolo della sorella minore, custode di Clara e impossibilita a costruirsi una vita propria insieme ad Armando Boggiano, suo primo marito. Scrive Mussolini, rispondendo alle preoccupazioni di Clara, il 2 febbraio 1944:

(…) Ti mando le carte di Marcello. Adesso si tratta di farlo partire, in perfetto ordine. Egli può preparare un punto di riferimento per te e i tuoi in ogni possibile circostanza. Anche l’idea di portare Mimì da qualche parte, non è malvagia. Lì con un altro nome potrebbe riprendere la sua strada. (…)

Poco a poco matura l’idea di mandare Myriam in Spagna dove potrebbe riprendere la sua carriera di attrice, intrapresa in pieno Fascismo, con autentica passione non ripagata da altrettanto successo. A occuparsene è sempre Mussolini, che l’11 aprile 1944 scrive:

Mia piccola cara,

ho parlato di Mimi. Quella scelta è la via migliore, senza disturbare, almeno all’inizio, le superiori autorità. Sono le nove. Ho molto lavorato e sono molto stanco. Di nuovo, l’atmosfera si è appesantita. Le cose non vanno. La massa è nuovamente depressa. (…)

Myriam parte il 27 giugno 1944. La accompagnano due partner che con lei hanno fondato la Cefi, una società che dovrebbe occuparsi di cinematografia. La guerra rende difficili le comunicazioni: i telegrammi passano direttamente per il ministero degli Esteri. Quelli di Myriam sono indirizzati a Rita Colfosco. Clara ha una carta di identità con questo nome. Anche al denaro si provvede per vie statali. Una comunicazione del ministero della Cultura popolare indirizzata al ministero degli Affari esteri datato 18 settembre 1944 recita:

Questo ministero ha ricevuto in data odierna per vie brevi la somma di franchi svizzeri diecimila il cui controvalore in pesetas verrà versato, per incarico di codesto ministero, dall’Agente per la tutela degli interessi italiani in Madrid all’Avvocato Enrico Mancini.

I soldi non sono mai abbastanza. Quando ormai l’avventura spagnola è quasi al termine, alla fine del novembre 1944, scrive irata Clara, calcando pesantemente i toni e lamentando il cattivo comportamento di Serafino Mazzolini, sottosegretario agli Esteri:

(…) A te potrà importare o meno che Mimi muoia di fame – e di umiliazione e ci rimetta anche la vita forse ma non credere che io continui a subire questa malvagità – né che Mimi rischi la vita per quel vigliacco massone, antifascista falso ipocrita. Se non sei capace di agire tu, agirò io.

Come ovvio nessuno patisce la fame o rischia la vita. Anzi, secondo un rapporto riservato, Myriam ha uno stile di vita poco consono al luogo e la sua presenza non passa inosservata. Il rischio di un nuovo scandalo Petacci è dietro l’angolo. Tuttavia dall’Italia, Mussolini si è mosso per facilitare ogni cosa anche perché i voli tra l’Italia e la Spagna sono sospesi e il rientro di Myriam richiede non solo l’interessamento diretto del Duce ma il coinvolgimento dei tedeschi. Scrive Mussolini:

Piccola cara,

(…) Ecco quanto telegrafato da Berlino: “Ho interessato Capo del Protocollo del Ministro(…) sollecitando concessione tre posti per coniugi Mancini per aereo in partenza da Madrid. Capo del Protocollo mi ha fatto presente la insicurezza e la saltuarietà servizio ed ha riservatamente precisato che una settimana fa aereo è stato abbattuto. Egli ci darà comunque comunicazione circa concessioni posti prossimamente”. Quanto alla situazione spagnola non è migliorata, ma non mi piace affatto. Tuttavia non vi è nulla di imminente. Tornerò ad insistere a Berlino. Veramente questo viaggio è stato una triste avventura, che ha deluso tutti i piani che erano stati fatti. Malvolere di uomini e corso sfavorevole degli eventi. Tuttavia sento che Mancini tornerà presto in Italia sana e salva.

E in una lettera successiva, il Duce fa il punto della situazione:

Mia cara piccola,

ecco bene specificate nelle note le notizie su Mimì. 1° In data 26 settembre è stata concessa all’avvocato Ennio Mancini la somma di 25 mila pesetas, corrispondente a 10 mila franchi svizzeri. (…) 2° E’ stata comunicata ufficialmente al governo spagnolo che l’avv. Mancini è “addetto stampa” cinematografico: la cosa è stata accettata.(…) Ma è necessario che rientri. Non è più l’ora di restare a Madrid. Veramente quando partì le speranze erano diverse e migliori. Ma la causa principale del fallimento della missione sono state le vicende belliche. Chiederò come un favore personale il rientro di Mimì. (…) Ti mando tutti i pensieri e tenerezze.

Myriam rientra dalla Spagna alla fine del dicembre 1944. In tempo per passare l’ultimo Natale in famiglia. Nessuno ha mai quantificato i costi della sua prima permanenza in Spagna.

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