Nella tua prima lettera di qualche settimana fa mi hai scritto del tuo viaggio ed io, ancora affranto, ti ho risposto in fretta e furia per non sorprenderti con un diluvio di lacrime. Ma ora ho capito quel che mi scrivi e so che devo essere felice, che oltre al cibo illimitato puoi anche vedere e sentire tutto. Devo ricordarmi bene come mi hai descritto questa tua nuova situazione: “Un tutt’uno tra il vissuto e l’accaduto e ancora un tutt’uno fra questo e fra ciò che vivrà e accadrà”.
Certo sarei voluto essere lì, quando sei arrivato, convinto laico moccolatore svegliato con un chiarissimo “Dio c’è!” da quel tuo angelo, Bastianaccio, col nome da satanasso divertito che sorridendoti badava a dirti: “Te lo avevamo scritto anche da un sacco di parti, anche perché in chiesa un ti s’è mai visto”. Aggiungendo poi un fraterno “capisco, capisco. Troppi diavolacci da quelle parti! Ma che vuoi, sono uomini. E ora che tu puoi intendere, intendi”.
Si, anch’io ho capito bene babbo. Hai inteso e stai cercando di farmi intendere. Ma mi permetterai ancora un po’ di incredulità, con la quale d’altronde mi hai allevato. Mi dici ora che tutti gli accidenti, dalle grandi carestie alle gomme forate, sono una sorta di equilibratore del nostro libero arbitrio. Che l’obbiettivo dell’Altissimo è imperscrutabile e obbligatoriamente perseguibile, con tutti questi fatti apparentemente casuali. Che il semplice inciampare nella buca, che l’appuntamento saltato, che l’esame rimandato, che le tasse inaspettate, che gli autovelox che ti flesciano a 56 km l’ora, che la pizza cattiva che incontri più facilmente di quella buona, che il maligno barista che ti fa un cappuccino perfido di prima mattina dandoti così il senso della tua giornata, che insomma tutte le tragedie umane, dalle più dolorose alle più piccole, sono una sorta di riequilibrio per il nostro sempre più smodato libero arbitrio.
Lassù non riuscite più a seguire, il Suo essere ovunque e dovunque non funziona più. Un conto era stare dietro a qualche milione e un conto a qualche miliardo e d’altronde non può ridare a un’altra pastorella qualche segreto svelato per rivelazioni tipo “Il profilattico non è peccato”. Mi vuoi far credere che Dio non se la sente, che i suoi non capirebbero, che i Santi scarseggiano, che gli uomini di buona volontà anche, e che tutto quell’ambaradan che aveva messo su col su figliolo, dove fra poco glielo ammazzano, con tutte quelle regole, con tutti quei buoni propositi, ha sortito poco o nulla? Alla fine preferisce anche Lui ridimensionare l’apparato, la burocrazia, e stare in diretta con chi l’ha fatto ridere, come gli ha suggerito un nuovo “Giullare di Dio”. E tu, si sa, lo hai fatto ridere parecchio con le tue gazzarrate tipo Amici miei, con le tue storie che ci hanno fatto scompisciare. Hai benedetto generazioni di amici, di figli e nipoti con questo tuo raro dono. E adesso te ne torni da lassù volendo farmi credere che non stai organizzando la più straordinaria delle burle. Come faccio a prenderti seriamente quando mi dici che siete migliaia, che hai visto Tognazzi, Walter Chiari, Buster Keaton e Danny Kaye? Che hai pranzato con Totò ed Eduardo e che siete voi la nuova celestiale burocrazia?
Tutto vero? Insomma Babbo, tu e il tuo Capo, il “So Tutto Io”, mi dovete dare un segno rassicurandomi così che al Male segue il Bene e che questa volta più che un Redentore manderete giù qualcuno capace di un conclusivo e necessario santissimo pernacchio.