Il 24 dicembre 2005 Berlusconi riceve come dono di Natale la famosa intercettazione Fassino-Consorte: “Allora siamo padroni di una banca!” Intercettazione segreta e non ancora trascritta neanche per i magistrati. Una settimana dopo si scatena la campagna mediatica del Giornale che contribuirà a minimizzare la vittoria di Romano Prodi alle elezioni politiche. Cinque anni dopo, il 16 dicembre 2010, la Procura di Milano chiede per Silvio Berlusconi l’archiviazione dell’inchiesta per i reati di ricettazione e concorso in rivelazione di segreti d’ufficio, mentre per il fratello Paolo chiede il rinvio a giudizio per i reati di concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, in qualità di editore del Giornale.
Berlusca, Berluschino e ti depenno
Siamo ad Arcore, in villa, verso sera,
un lustro fa, Natale è ormai vicin
e proprio natalizia è l’atmosfera.
Sotto l’albero dorme l’omarino
quando irrompe Paolino, suo fratello:
“Silvio, guarda c’è qui il bambin Gesù
che ti ha portato sotto l’alberello
il dono che ti piacerà di più:
un’intercettazione ancor segreta
nella quale un Fassin, non più morente,
dice a Consorte con la voce lieta:
“Oggi abbiamo una banca, finalmente!”
Sotto l’albero ornato con le pall
che da sempre racconta, il Capellone
balza in piedi e buttando via lo scialle
fa all’amato fratello un cazziatone:
“Quel dono non lo voglio! Dì a Gesù
che alle intercettazioni son contario
ed a quelle illegali ancor di più.
Invitalo a cambiar destinatario”.
Coi tappi nelle orecchie e gli occhi chiusi
non ascoltò quell’intercettazione
la qual poi giunse per motivi astrusi
del Giornale all’attenta redazione.
Ha tutte le ragioni la Procura
per non perseguitare il Cavaliere
e solo di Paolin prendersi cura.
Da sempre dei suoi amici son le schiere
ad espiare tutte le sue colpe:
il magistrato Metta, Cesarone,
Dell’Utri, Mills, Saccà, Paolin la volpe.
I caimani non vanno mai in prigione!