Approvato l'ultimo decreto legislativo alla legge delega il Carroccio invoca le urne: ci sono timori per il passaggio in commissione bicamerale dove la maggioranza non c'è più. Meglio le elezioni per tornare al governo in tempo per il via libero definitivo
“Abbiamo perso tempo, sono tre mesi che dico di andare al voto”. A meno di 24 ore dall’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dell’ultimo dei decreti legislativi per il federalismo, la Lega torna a invocare con forza le elezioni anticipate. Umberto Bossi si rimangia anche l’apertura all’ingresso dell’Udc nell’attuale maggioranza, passando dal “nessun veto da parte nostra” di martedì al “non si fa entrare chi ti vuole morto” di oggi. E boccia anche l’ipotesi dell’arrivo dei deputati di salvataggio dei finiani delusi che corrono in soccorso del governo. “Non vedo nuove alleanze che si stanno costruendo”, dice il Senatur. “C’è il rischio di instabilità più che di una stabilità”. La soluzione è il voto anticipato.
La Lega ha atteso fin troppo. E’ da giugno che invoca le elezioni. Ha aspettato la fiducia ai cinque punti programmatici di fine settembre prima e quella al governo, il 14 dicembre. Prove superate, ma con margini sempre minori. Ora, incassato il sì definitivo all’ultimo degli otto decreti, vede la strada spianata al federalismo. Rimane l’ultimo passaggio: i pareri delle commissioni, in particolare la commissione bicamerale presieduta da Enrico La Loggia che deve esprimersi sul federalismo fiscale. Commissione in cui la maggioranza è scesa a 14 componenti contro i 16 dell’opposizione. Equilibrio che è cambiato dopo la nascita di Fli in cui è confluito Mario Baldassarri, componente della commissione. E Baldassarri ha già più volte espresso le sue perplessità. “Voglio che le cose siano fatte per bene e su questo decreto qualcosa non mi torna”, ha ripetuto anche ieri dopo il consiglio dei ministri.
I pareri non sono vincolanti ma, da procedura parlamentare, nel caso in cui il rilievo fosse negativo l’esecutivo dovrebbe adeguarsi. Il governo può anche non tenerne conto ma deve presentarsi in parlamento per giustificare la decisione di non allinearsi con le indicazioni della commissione. In entrambi i casi ci sarebbe un aggravamento di tempo. E di tempo non ce n’è, visto che la legge delega per il federalismo scade il 31 maggio 2011. Termine che può essere prorogato, ma per farlo serve una legge parlamentare. Strada difficile da percorrere oggi, con una maggioranza di appena tre deputati a Montecitorio.
“Il problema è a livello politico, il consiglio dei ministri ha approvato tutti gli otto decreti in via definitiva ora ci sono i pareri parlamentari ed è un passaggio molto delicato”. A spiegarlo è Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale all’università di Padova, presidente della commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale e super esperto della legge. Antonini è stato il braccio destro di Roberto Calderoli nella stesura del testo. In casa Lega è considerato il professore della materia, dopo il ministro delle riforme ovviamente. “Il problema è tutto politico, se cadesse il governo l’esame può andare avanti anche a Camere sciolte ma i rischi sono alti. Fino a ora abbiamo fatto un lavoro enorme, raccogliendo solo pareri positivi ma con questi equilibri instabili è difficile prevedere cosa accadrà”. Quindi “anche se sarebbe meglio portare a casa tutto subito – aggiunge Antonini – per valutazioni politiche” i leader del Carroccio spingono per il voto. Per tornare al governo con una maggioranza più ampia dell’attuale.
Bossi è convinto di stravincere, lo ripete da giugno e sa che il Carroccio farebbe un notevole balzo in avanti. Non solo al nord, tanto che in estate ha lanciato l’avanzata nelle regioni del centro. Con le elezioni in primavera il nuovo governo può insediarsi prima del 31 maggio 2011, in tempo per approvare senza nessun problema la proroga della legge delega. Queste le “valutazioni politiche” di via Bellerio. Così i tre ministri leghisti oggi hanno invocato le urne. In un crescendo di dichiarazioni aperto da Calderoli, in mattinata. “Se dovessero arrivare altre adesioni” al governo “saranno benvenute, altrimenti c’è solo il voto”. Poi è stata la volta del titolare dell’Interno, Roberto Maroni, più stringente. “In assenza di una maggioranza forte è meglio andare al voto”. Infine la sintesi di Bossi: “Sono tre mesi che dico che l’unica igiene è andare al voto”. E la crisi economica, sbandierata dal premier come spauracchio contro chi vuole le elezioni anticipate, per Bossi “è soltanto un alibi”. Del resto il federalismo ormai, scriveva stamani La Padania, “è cosa fatta”. Per Calderoli è “il più bel regalo di natale che si potesse fare al paese”. Ora dunque si può pensare alla elezioni, così da festeggiarle a pasqua.