”Il centro storico è già zona rossa e sarà rafforzato con la massima mobilitazione delle forze dell’ordine”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervenuto in merito alle eventuali manifestazioni studentesche che si svolgeranno la prossima settimana a Roma in occasione della votazione in Parlamento del Ddl Gelmini.
Lo scorso 14 dicembre, il cordone di blindati e forze dell’ordine in assetto antisommossa eretto attorno ai centri nevralgici della politica italiana, la cosiddetta “zona rossa”, ha retto l’urto dei contestatori ma non ha evitato ingenti danni al centro e ai suoi negozianti. Nonostante questo il primo cittadino di Roma ha spiegato: “la questura e il prefetto hanno garantito la massima attenzione affinché il centro storico non venga più investito da incidenti o avvengano episodi come quelli della settimana scorsa. Si disporranno tutte le misure di ordine pubblico necessarie a tenere lontano dal centro le manifestazioni”.
Poi Alemanno lancia il suo appello “alle forze politiche e agli organizzatori della protesta, affinché vengano isolati i violenti. E l’invito è quello di organizzare manifestazioni autorizzate con percorsi predefiniti. Tutti devono sapere che altrimenti si commette un reato anche senza violenza”.
Quanto alla proposta del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano di estendere il cosiddetto Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) ai manifestanti che commettono illeciti, “è una proposta che va approfondita – dice Alemanno -, per ora non mi pronuncio, bisogna fare prima una verifica da un punto di vista tecnico. Ne riparleremo a gennaio, dopo la fine di questo momento di emergenza, quando la tensione sarà calata”.
Solo pochi minuti prima, da Napoli, il presidente del Senato, Renato Schifani condanna “l’eccesso dell’uso della piazza come luogo di violenza”. “La conflittualità politica che svicola spesso in denigrazione e la violenza verbale – dice Schifani – non fanno che mettere a repentaglio il principio inviolabile della coesione sociale, del rispetto delle regole della nostra democrazia, della terzietà ed affidabilità delle istituzioni. Impegniamoci tutti perché nel nostro Paese prevalgano il confronto politico, l’ascolto reciproco e la riflessione comune. Ce lo chiedono gli italiani, la nostra storia, la nostra democrazia per la quale il nostro popolo si è tanto battuto”.