“Nessuno crede più nell’Afghanistan. Aspetteremo fino alla fine del 2010 per vedere dei risultati. Sarà l’ultima possibilità”. Detto fatto. Dopo l’inequivocabile bocciatura della cosiddetta missione di pace in Afghanistan fatta da Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, e rivelata da Wikileaks, anche il Parlamento europeo ha riconosciuto il fallimento dell’intera strategia UE nel paese.
E’ il risultato del voto a larga maggioranza della relazione di Pino Arlacchi (ex IdV ora Pd), con il quale gli eurodeputati denunciano il deterioramento della sicurezza nell’intera regione anche per decisioni prese “senza tenere in considerazione la popolazione locale”. “Troppi errori sono stati fatti, solo perché l’Ue ha seguito gli Usa. L’Europa dovrebbe iniziare ad avere idee proprie sull’Afghanistan”, ha dichiarato Arlacchi. Insomma un grosso buco nell’acqua che non ha fatto altro che causare la perdita di innumerevoli vite umane (moltissime delle quali civili) e la quasi totale distruzione del paese. Attualmente 32mila dei circa 150mila soldati totali nel paese provengono da paesi Ue.
Un fallimento noto da tempo ma difficile da ammettere, che lo stesso presidente del Consiglio europeo – sempre secondo un dispaccio Wikileaks – aveva confessato ad un ambasciatore americano bevendo un caffè. Fallimento messo ora nero su bianco con la relazione Arlacchi, che pur non avendo valore legislativo costituisce un chiaro segnale politico dell’Ue per gli stati che, come l’Italia, hanno sempre sostenuto la missione. “La strategia Ue deve essere radicalmente riconsiderata visto che dopo quasi un decennio la sicurezza e le condizioni socio-economiche del paese sono ancora in deterioramento”. Contrariamente a quanto affermato dalle autorità italiane, gli eurodeputati hanno ammesso che “la popolazione locale percepisce la coalizione sempre più come una forza d’occupazione” e per questo ‘l’exit strategy deve essere decisa in collaborazione con le autorità afghane”.
Quando? L’Europarlamento non ha dubbi: prima possibile. Come? Quattro i punti chiave: migliorare il coordinamento degli aiuti internazionali, chiarire il ruolo nel processo di pace dell’Ue e delle autorità afghane, rinforzare la collaborazione per l’addestramento della polizia locale ed eliminare le piantagioni di oppio. Proprio la coltivazione degli oppiaci sembra aumentata negli ultimi anni, continuando ad essere una delle fonti principali di sussistenza per i 3,4 milioni di afghani che vivono nel paese.
E poi l’irrisolto scandalo degli aiuti umanitari. Secondo Arlacchi, direttore dal 1997 al 2002 del programma antidroga ed anticrimine dell’ONU, tra il 70 e l’80% degli aiuti si perde tra sprechi e corruzione. Si parla di 23-27 miliardi di dollari scomparsi nel nulla a causa di “sprechi, costi di intermediazione e sicurezza troppo elevati, fatturazione eccessiva e corruzione”. L’Europarlamento propone la creazione di una “banca dati centralizzata sui costi e l’impatto di tutti gli aiuti dell’UE in Afghanistan”, assegnando il 50% degli aiuti internazionali attraverso il bilancio nazionale afghano a partire dal 2012. Secondo Alrlacchi solo i contributi europei sono di un miliardo di euro l’anno, e presto verranno stanziati altri 4-5 miliardi.
Il rapporto Arlacchi chiede un maggior coinvolgimento delle autorità locali anche nella prossima exit strategy, nonostante “la capacità di governare del governo Karzai è stata sopravvalutata”. Impietoso, infatti, il ritratto del Premier afghano emerso dai dispacci della diplomazia Usa pubblicati da Wikileaks: “Hamid Karzai è deludente ed incapace in un Afghanistan che mette in vendita se stesso a tutti i livelli”.
Ciononostante Bruxelles ritiene che l’unica soluzione possibile sia politica, con negoziati che dovrebbero tenersi anche con i talebani e con gli attori politici attivi nel paese. Il tutto in accordo con “la nuova strategia contro insurrezionale annunciata dal Presidente Obama“. Nonostante il Presidente statunitense abbia fissato la data per l’inizio del ritiro delle forze americane al luglio 2011, la nuova scadenza della NATO per il trasferimento agli afghani del controllo sulla sicurezza attualmente è la fine del 2014